Tempo di memorie. Quelle del Professore Antonino Russo, ci riscaldano l’anima, riportandoci al tempo in cui tutto aveva un sapore, un sapore diverso.
All’inizio della carriera scolastica nella scuola serale di Aspra ho fatto una esperienza piacevole, ma faticosa.
Un pescatore sessantenne che si era iscritto in prima elementare e frequentava assiduamente, aveva le mani coperte di scaglie di pelle rinsecchita. Guidare la sua mano per insegnargli a scrivere è stato un grosso problema, ma alla fine sono riuscito ad ottenere un risultato soddisfacente.
Scendevo ad Aspra in autobus e, dopo quattro ore, con lo stesso, risalivo in paese. Al ritorno attendevo l’autobus alla fermata prevista all’inizio del Corso Baldassare Scaduto. In quel punto vi era un grosso platano e le sue foglie mi proteggevano dalla umidità e dalla pioggerella insistente. Una sera, però, nella quale la pioggia è stata martellante le foglie del platano non ce la hanno fatto a proteggermi. Sono giunto a casa completamente coperto di pioggia. A casa ho scritto una poesiola:
Fu sotto un Platano.
Fu sotto un platano
una sera
che vidi l’inverno incupirsi
sul mio capo scoperto.
L’albero spoglio
piangeva lacrime di pioggia.
Chiusi gli occhi
e sognai.
Le sere d’inverno osservare il mare era sempre piacevole, sia che fosse calmo, sia che fosse agitato. In quest’ultimo caso lo sciabordio delle onde produceva un’armonia accettabile e a volte anche piacevole: dipendeva dall’umore del momento e dal grado di stanchezza. Le prime sere alcuni giovani mi hanno accompagnato alla fermata dell’autobus, ma si trattava di pescatori che alla fine della giornata erano stanchi e avevano voglia di tornare a casa per riposare. Camminare per il lungomare di Aspra era un piacere. Si apprezzava il silenzio, la quiete per l’assenza di persone e di macchine. I pochi che s’incontravano erano incappucciati e chiusi nel loro silenzio e nella stanchezza della giornata di lavoro, all’arrivo dell’autobus mi usciva spontaneo un sospiro di sollievo. Anche io ero stanco e desideroso di tornare a casa. Quella d’insegnare a leggere e scrivere a giovani e meno giovani pescatori era una fatica in parte compensata dai loro sguardi di gratitudine. Tornato a Bagheria in piazza, lasciavo l’autobus e non mancavo di andare nella sede della Associazione Cattolica San Giovanni Bosco alla Madrice per salutare gli amici che lì erano appollaiati.
Antonino Russo
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