Sabato 14 dicembre alle ore 17,30 nei locali del Centro d’Arte e Cultura “Piero Montana”, siti in via Bernardo Mattarella n 64 a Bagheria (Palermo) sarà presentato dal prof. Tommaso Romano il libro di Piero Montana Eresia e magia nell’opera erotica di Raniero Alliata di Pietratagliata Principe del Sacro Romano Impero.
Se già di Raniero Alliata di Pietratagliata, Principe del Sacro Romano Impero, si avevano notizie biografiche nel libro Il principe mago di Bent Parodi riguardo alle sue incursioni nell’occulto (sedute spiritiche e trance medianiche), é invece alla produzione artistica, consistente per lo più in tempere, disegni e tecniche miste, che si viene a soffermare l’attenzione di Piero Montana, che non è alla sua prima esperienza per quanto riguarda una indagine accurata sul mondo della magia e del mistero, avendo già scritto dei libri a riguardo, nell’occuparsi, in particolar modo, degli elementi alchemici ed esoterici di Villa Palagonia.
Ebbene nelle opere pittoriche e grafiche dell’Alliata, pregne di un gioioso erotismo, Montana, in un’analisi assai dettagliata di esse, scopre un universo magico, completamente obliato ai giorni nostri, ma tuttavia ancora superstite nella cultura di Raniero Alliata, ultimo discendente di una delle famiglie più nobili di Sicilia, i cui primogeniti potevano vantarsi di portare il titolo regale di Principi del Sacro Romano Impero.
L’universo magico che l’autore del libro scopre nell’opera pittorica e grafica dell’Alliata non è solo il mondo di una magia rinascimentale, quella per intenderci di Cornelio Agrippa e Giordano Bruno, la cui magia matematica in tale opera è visibilmente preponderante, ma pure l’universo ancora più antico di una religione assai impregnata di mistero: quella gnostica.

Allo gnosticismo ed in particolare a quello cristiano, come ci dice lo storico delle religioni, Mircea Eliade, si deve infatti l’importanza che la figura dell’androgino aveva per una tale religioneL’artista Alliata nel concentrare tutta la sua attenzione su tale figura, diversamente da quanti altri prima di lui si erano occupati dell’androgino, riscopre in esso la sua fondamentale natura, mai prima d’ora rimarcata, quella propriamente magica, seppure già messa in evidenza nel Vangelo di Tommaso.
E’ infatti in questo Vangelo che Gesù rivolto ai suoi discepoli afferma (logion 106) che quando i due, il maschio e la femmina, saranno uno, questi avrà pure il potere con la sua volontà di spostare una montagna.
E’ solo da una pienezza d’essere che può infatti per gli gnostici traboccare tutta la sua energia. Avendo preso conoscenza di ciò l’Alliata verrà a popolare lo spazio della sua arte di soli corpi androgini.Ma se l’androgino è solo un essere mitico, di cui al presente l’uomo non è che la testimonianza parziale e frammentaria, come attingere alla sua magia? La magia matematica di Bruno verrà in aiuto all’Alliata.
La magia matematica infatti, essendo intermedia tra le cose mondane e quelle sovrannaturali, con i suoi numeri e le sue figure può rapportarci a queste in tutta la loro Potenza mediante il numero, considerato nella sua essenza pitagorica ossia qualitativa, il mago può infatti pervenire alla realtà che viene di fatto a costituire.
Così che il numero cinque, composto dal primo numero pari il 2, considerato dai pitagorici, femmina, e dal primo numero dispari, il 3, considerato dagli stessi, maschio, essendo la mescolanza dei due generi, nella sua essenza può rapportarci al mitico androgino.Del cinque tuttavia Agrippa, e con lui Bruno, dicono, che è un numero di non poca virtù, perché una maggiore virtù la si può riscontrare in una sua addizione o moltiplicazione per 2, che dà il 10, il numero universale, che viene a costituire tutti i numeri e le realtà che da loro derivano.
L’ Alliata pertanto nella sua arte non farà altro che rappresentare figurativamente la realtà di tali numeri androgini nonché delle loro addizioni o copule, ed ancora delle loro moltiplicazioni all’interno dello spazio di un’opera, che pertanto viene a configurarsi come base di un’operazione di alta magia.
L’androgino, secondo Montana, costituisce per l’Alliata sì il fine di un processo di individuazione mirato ad una completezza d’essere, ma pure essenzialmente mirato alle potenzialità magiche che da essa possono scaturire. Le figure androgine di tutte le sue opere non sono pertanto, in base a tale interpretazione, che figure di un tale disegno magico, coltivato in un mondo, il nostro, in cui però con l’antica magia è scomparso l’anelito dell’uomo a superare le proprie condizionalità e i propri limiti.
A questa interpretazione strutturale delle opere dell’Alliata, Montana nel suo libro aggiunge altre considerazioni, che hanno però un unico denominatore comune, quello di considerare un errore grossolano venirsi a soffermare su una visione prettamente naturalistica delle figure ivi rappresentate.
Montana in tale suo libro piuttosto ribadisce che l’androgino raffigurato nei dipinti dall’Alliata non va confuso con l’ermafrodito, che di esso sarebbe invece la caricatura.In quanto figura mitica e non reale essa va vista come un modello metafisico della pienezza d’essere e della gioia, sentimento assai distinto dal piacere, che in tale pienezza si viene ad esprimere.
Per quanto infine riguarda l’aspetto prettamente artistico dell’opera dell’Alliata, Montana fa notare che, nella crisi dell’immagine dell’uomo che caratterizza tanta figurazione moderna e contemporanea, la figura dell’androgino esente da ogni deformazione e sfigurazione, è la sola che dell’essere umano propone invece l’immagine davvero integrale, quella di un uomo non più scisso, non più frammentato e solo in tale frammentazione del tutto deturpato.
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