Nello stile di scrittura e in come si delinea in ognuno di noi, una metafora sulla formazione personale e sociale di ogni individuo. Anche queste considerazioni vibrano di attualità in una Bagheria in cui la cultura deve diventare un bene di tutti.
Ogni scrittore ha il proprio stile di scrittura. Ovviamente tutto ha inizio negli anni di scuola. In parte esso dipende dalla abilità dei professori, in parte dalla buona volontà dello studente, in parte dalle possibilità che ha il ragazzo di procurarsi libri da leggere ed avere la fortuna di poter conversare con persone che praticano la lettura.
Un esercizio continuativo in tal senso è importante per la riuscita del progetto. Poi sono necessarie alcune opportunità per iniziare l’attività di scrittore. La collaborazione a un giornaletto locale è una prima proficua esercitazione. É importante, poi, che il giovane cominci ad esercitarsi a scrivere avendo accanto una persona in grado di leggere i suoi scritti, valutarli per dare consigli utili al futuro scrittore.
Il mio stile di scrittura parte dai suggerimenti della professoressa di lettere che allo Istituto Magistrale, quando riportava in classe i temi corretti, scriveva sugli stessi: “Tu giri intorno all’argomento, ma non lo centri mai. Se per esprimere un concetto bastano dieci parole non c’è bisogno di usarne venti. La frase deve essere essenziale.”
Ho impiegato alcuni anni per fare entrare nella mia testa questi suggerimenti, ma alla fine sono riuscito nell’intento.
Prima, però, ho dovuto registrare una serie di voti bassi sui temi dalla seconda alla quarta magistrale. Una mano per superare lo scoglio me la ha data la lettura di alcuni scrittori italiani e stranieri: Pirandello, Vittorini, Sciascia, Cronin, Steinbeck.
É stato proficuo il tirocinio presso due giornali locali di Bagheria: “Il Popolare” e “Vita di casa nostra“. Avevo, inoltre, un amico coetaneo bravissimo che leggeva i miei scritti e sapeva consigliarmi per ottenere una scrittura in un italiano accettabile.
La prima collaborazione a un giornale del nord Italia ha del curioso. Ho scoperto allora che un giornale di Milano pubblicava articoli facendo pagare il testo a parole, come i telegrammi.
Ho scritto una recensione su un libro della Fabbri, misurando le parole di ogni singola frase e limando dove era possibile farlo.
Quando è stata pubblicata la recensione ho inviata la stessa al Direttore delle riviste della Fratelli Fabbri “L’Educatore Italiano” e “La scuola media“. Il Direttore mi ha convocato a Milano e mi ha fatto firmare i contratti di collaborazione alle due riviste.
É iniziata così la mia carriera di collaboratore a giornali nazionali.
Antonino Russo
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