I residenti delle vie interessati dai lavori:
“per Contrada Monaco si intende altro”.
Lamentando una certa ambiguità sulla comunicazione, alcuni residenti di via primo Monaco, evidenziano come in ambiti di degrado, un proclama disatteso faccia ancora più male. Ricordiamo con orrore il grido di aiuto di una giovanissima abitante della zona, sui media locali, che elemosinava un intervento, sentendosi abbandonata da tutte le istituzioni. E ricordiamo la risposta di Contrada Monaco: musica a palla dal primo palazzone di via Maggiore Toselli, fino alle 04:30 del mattino. “Noi siamo questo: si taccia!”
Tutti sappiamo del degrado di quella zona non a caso chiamata lo Zen di Bagheria. Tutti respiriamo i fumi tossici di quel termo valorizzatore abusivo, di quella vasca di raccolta rifiuti che viene svuotata con il fuoco ogni 2/3 settimane.
Quello che lascia, ai residenti che ci hanno contato, l’amaro in bocca è l’operazione mediatica attuata sui lavori di riqualificazione di tre strade che insistono su Contrada Monaco ma che non sono la Contrada Monaco che ti aspetti, e non si tratta solo di toponomastica.
Ben vengano i lavori che si stanno portando avanti: l’asportazione dei canneti (chi si occupa dello smaltimento stavolta?), la posa di manto stradale e l’illuminazione pubblica, sono buona cosa in via primo Monaco, via caduti senza croce e via Salvatore D’Acquisto, ma – ci fanno notare i residenti – se si scrive e si proclama: ” CONTRADA MONACO: AL VIA LA RIQUALIFICAZIONE URBANA“, puoi con un esercizio retorico portare avanti la tesi che è tecnicamente corretto, ma non puoi negare che è utilmente, non chiarissimo, qualcuno direbbe quasi ambiguo.
Anche le foto a corredo, non sono mai a campo largo e raramente il bagherese medio potrebbe intuire il punto preciso dei lavori.
La speranza fomentata dal termine “riqualificazione” piuttosto che “manutenzione” o “cura” o un qualunque altro sinonimo meno illusivo, era che si mettesse mano proprio alle zone dove il degrado urbano e umano vanno a braccetto.
E seppure c’è tra gli amministratori, chi furbamente specifica sui propri social, il nome delle vie precise, in modo da potere dire di non essere stato lui a perseguire l’equivoco (come fatto con la vicenda della casa della salute, spacciata per ospedale sino alla resa dei conti in conferenza stampa dove furono costretti a chiarire incalzati dalle domande), resta il fatto che a tuttora, i titoli che possono generare confusione sono la in bella mostra.
Come è li, in bella mostra, bella piena e pronta per l’ennesimo rogo, la vasca di raccolta abusiva sulla quale ancora non si interverrà, con tutto quello che ne consegue anche in termini di inquinamento ambientale.
Infine riportiamo una acuta osservazione di chi ci ha interpellato: fare intendere con un titolo sui media che ci sarà un certo tipo di intervento, può dare un minimo di speranza e di fiducia nelle istituzioni, che viene però disattesa in un nonnulla, quando ci si accorge del niente di fatto, creando fratture sociali sempre più insanabili, laddove piuttosto dovrebbero insistere politiche di recupero ed inclusione delle famiglie.
Bagheria non è un Comune per tutti…
Ignazio Soresi
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