Ancora detti popolari

Ma anche proverbi e voci di venditori.

La volta scorsa mi sono occupato dei detti popolari, ora voglio aggiungere qualche proverbio e alcune espressioni di venditori ambulanti.
Voglio precisare che alcune espressioni in sé non dicevano alcunché. Occorreva adoperare un adeguato tono di voce e una appropriata inflessione dialettale, accompagnata da una conseguente espressività del volto. I venditori dovevano studiare frasi che invogliassero le donne ad acquistare i prodotti che vendevano. La frase colorita aveva più possibilità di successo. A volte un venditore trovava una frase efficace; un altro concorrente si sistemava accanto ed emetteva urla di disturbo.

Nelle riunioni familiari le argomentazioni erano all’ordine del giorno e in esse i motti,i detti,i proverbi erano inseriti frequentemente. I proverbi, poi, rappresentavano la saggezza dei nostri avi e venivano ascoltati in devoto silenzio. L’unica cosa che si poteva aggiungere al proverbio era la approvazione del suo assunto: la saggezza dei nostri avi era fuori discussione.

VOCI DI VENDITORI.

– Jamu ca si ficiru i ficu!

– Accattati ‘u muluni ca manci, vivi e ti lavi ‘a facci!

– Si puonnu cogghiri sti rapparini!

– Haiu i ficu ca cammisedda sfaiddata!

– Va tagghialu ca è russu stu muluni!

– Chi trunzu chi hannu sti cacuocciuli!

– Chi beddi pieri ri vrocculi!

– Scalaru i tinnirumi!

– Nivuri nivuri su sti mulinciani!

– Comu mi pinnulia sta racina!

– Ri Calamigna su sti scuzzulati!

– Haiu i vaiccoca cu l’ossa ruci!

– Nica nica è ‘a fasuola!

– Sti tinnirumi t’arrifriscanu ‘u vuridduni ‘a cura!

– Tu metti ‘u pani e io mettu alivi!

– A stura vi arrifriscanu!

– ‘a picchi pacchi i babbaluci (lumachine cotte con olio, aglio e prezzemolo).

-‘U maistru ri castagni sono io!

– Quagghi cavuri haiu! Cavuri l’haiu i quagghi!

– Va facitivi i cummirità ca ‘u siggiaru si nni va!

– Haiu ‘a pumata buona pi scaipi!

– É arrivatu piatti e pignati!

– Cca c’è ‘u cansaliemmi!

 

Posso offrirvi soltanto questo piccolo campionario che ancora resiste  nel mio cervello stanco.

Antonino Russo

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