Mentre si parla tanto di “occupabili” , di fasce di età in cui si è ancora abili al lavoro e in cui, la percezione di un sussidio diventa un delitto, in uno dei primi concorsi del 2023, la selezione sarebbe fortemente discriminatoria proprio su questo requisito.
Scade il 27 gennaio prossimo il termine ultimo per la presentazione della domanda on line di partecipazione al concorso per la copertura di 306 posti di operaio a tempo indeterminato presso la Risorse Ambiente Palermo S.p.a.
Nella pompa magna dell’annuncio che indicava la svolta in direzione dell’avvio al lavoro del Comune di Palermo, anche come risposta ideologica al reddito di cittadinanza, sono sfuggite a molti alcune discrepanze del bando che individuano, immediatamente il candidato ideale, tagliando le gambe ad una pletora di candidati, ma, attuando di fatto, quella che sembrerebbe una violazione del Dlgs 9 luglio 2003 n.216 che disciplina la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.
I criteri che attribuiscono punteggio, sono chiarissimi.
il candidato ideale che, ancora prima di presentare la domanda sa di avere vinto, è un giovane di età inferiore ai 30 anni (così che l’azienda possa accedere a tutte le agevolazioni e sgravi del caso), con 4 figli a carico(???), diploma di scuola superiore conseguito con la massima votazione (seppure il concorso preveda il solo conseguimento del diploma di licenza media), possesso di tutte e tre le patenti A,B e C ( non necessarie all’espletamento della mansione J che prevede al massimo la guida di una moto Ape con pat. A) e che non abbia mai avuto un contratto a tempo indeterminato (che sia stato stagionale o sia di prima occupazione).
La pure prevista prova di selezione consistente in un test a risposte multiple, non aggiunge punteggio, ma è solamente confermativa dei titoli, escludendo la possibilità di recuperare da parte magari di chi ha qualche hanno in più, con un meccanismo incomprensibile per cui basta ottenere un punteggio di 30 risposte corrette su 50, senza alcuna premialitá prevista per chi dovesse invece rispondere correttamente a tutte.
Altro fattore fortemente discriminante è la presentazione della domanda esclusivamente on line ed in possesso dello Spid. La cosa identifica una fascia di utenti del digitale che discrimina fortemente per fascia di età e per estrazione socio-culturale. Senza contare che sembra siano nati dei business, un piccolo mercato di solerti spicciafacienne .
E qui ben si inserisce un’altra considerazione: la stessa RAP ha previsto qualcosa come 50 mila domande. Avendo richiesto un contributo di 15 euro a candidato, l’azienda incasserebbe per espletare questo concorso 750 mila euro, consentendo poi l’accesso alla prova scritta solo a 3000 candidati selezionati coi criteri discriminatori che abbiamo indicato.
Altra piccola notazione: gli sgravi contributivi previsti per gli under 35, della durata di 4 anni, sono stati prorogati, guarda caso, giusto in questi giorni nella Legge di Bilancio 2023. E dopo questi 4 anni?
Risulta incomprensibile infine come, alle maggiori sigle sindacali che visionano il bando prima della sua pubblicazione, siano sfuggiti questi particolari che pure sembrano evidenti, ricordiamo come il già citato dlgs 216/2003 all’art. 5 preveda che:
“…Le rappresentanze locali delle organizzazioni nazionali maggiormente rappresentative a livello nazionale sono, altresi’, legittimate ad agire nei casi di discriminazione collettiva qualora
non siano individuabili in modo diretto e immediato le persone lese dalla discriminazione.”
Non si tratta di interpretazione dei requisiti nel bando, si tratta di una semplice lettura, questi dati sono incontrovertibili.
Parrebbe quindi che l’ente emittente pur dovendo sottostare alla normativa di pari opportunità, ne dichiari l’applicazione, ma ne aggiri le indicazioni, commettendo di fatto una violazione, che apre uno scenario di legittimi ricorsi, che notoriamente rallenteranno l’iter e procureranno anche danno economico per gli utenti finali, i cittadini (ricordiamo infatti che la RAP è un’azienda partecipata del Comune del capoluogo siciliano).
Se questo è l’incipit del lavoro che si vuole offrire per superare la dipendenza da reddito di cittadinanza, gli occupabili si preparino a tempi durissimi.
Luigi Esposito
Ignazio Soresi
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