Corso Umberto: i commercianti firmano una petizione contro l’installazione dei pali.

Io

Le scelte imposte senza alcuna programmazione ne senso logico, indignano i commercianti di corso Umberto I. Li abbiamo sentiti ieri in un incontro.

“I pali non erano previsti nel progetto che ci ha mostrato dal suo cellulare”. Così ci dice Andrea Naselli la cui moglie è titolare de La Profumoteca, e che era stato designato presidente del Comitato dei commercianti di corso Umberto I, quando il sindaco Filippo Maria Tripoli, ne aveva chiesto la sua costituzione, appena insediatosi a palazzo Butera, per confrontarsi sulle istanze.
Comitato convocato giusto un paio di volte poi dimenticato. L’ultima di queste, particolarmente recente, a causa della presa di posizione contro la carenza di controllo del territorio e la presenza di baby gang, spacciatori e vandali lungo tutto lo storico asse viario.
In quella occasione viene mostrato ai rappresentanti del Comitato e al presidente dell’associazione Umberto Gallery, Luca Scalisi, titolare della Ottica Paolo, un progetto di posa delle panchine e delle fioriere, dal cellulare del sindaco.
“Non abbiamo potuto verificare autorizzazioni della sovrintendenza ne altro documento cartaceo – ci dice Marco La Rosa dell’esercizio Bianca tabacchi – ma ricordo perfettamente che di questi pali non vi era traccia”.
“Avevamo chiesto di valutare anche un diverso posizionamento delle panchine e degli arredi – interviene Carmelo Di Salvo di Altaclasse Gioia – ci sembravano di più felice impatto sui larghi marciapiedi alternandoli sul lato destro e sinistro, aveva promesso che ci avrebbe pensato e fatto sapere.”

Dall’incontro a cui hanno preso parte anche i consiglieri di opposizione del gruppo SiAmo per la città, Anna Zizzo e Biagio D’Agati, è maturato il forte sospetto, che questi pali siano nati dalla esigenza di proteggere gli arredi, esigenza evidenziata dall’incidente di qualche settimana fa, quando una vettura, identificata grazie alle telecamere di un esercizio commerciale e non quelle comunali (a quanto pare non in uso sul corso) come si è fatto credere, ne ha danneggiato un paio. Molto probabilmente, come accaduto in altri casi, sarebbero stati installati senza il benestare della Sovrintendenza dei Beni Culturali, anche solo per una valutazione dei tempi di richiesta e ottenimento della concessione.

La protesta nasce anche dall’opportunità di ridurre ulteriormente la carreggiata già sacrificata con le panchine e le fioriere, non già per il traffico veicolare che con altri presupposti e servizi attivi, potrebbe, un giorno, essere inibito completamente, ma anche e sopratutto nell’ottica delle manifestazioni. Una installazione di gazebo, impedirebbe per esempio il transito di eventuali mezzi di soccorso o delle forze dell’ordine, creando ulteriore danno alla vitalità del cuore pulsante della città e dovendo spostare le iniziative magari su altre location a cui questa amministrazione pare essere particolarmente affezionata come Villa San Cataldo, e il Piccolo Parco Urbano. E non è detto che lo scopo non sia proprio questo. Ci raccontano infatti di come anni fa i commercianti avevano proposto al Sindaco di ingaggiare autotassandosi, artisti di strada nei periodi festivi e di come lui li abbia piuttosto indirizzati verso un privato per gestire la cosa. Privato che oggi collabora con il Comune e che chiameremo Prezzemolino VadoMatto, e che avrebbe presentato un preventivo di oltre 10 mila euro.

Bagheria non è un Comune per tutti.

Ignazio Soresi

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