Una delle battaglie di bandiera del nuovo governo rischia di diventare una emergenza sociale se si dovesse anche realizzare, come trapelato da alcuni Rumors, una ulteriore riduzione del sussidio di disoccupazione oggi chiamata Naspi. Si registra il “no“ fermo delle associazioni di imprenditori del settore turistico che ne intuiscono il pericoloso impatto sui lavoratori precari per eccellenza: i lavoratori stagionali.
Se non fosse tragico per il reale risvolto nel quotidiano di milioni di Italiani, potremmo anche scorgere del grottesco individuando nella lotta al welfare due Torquemada, provenienti da mondi opposti ma accomunati dalla populistica lotta al povero, che nel loro comune immaginario collettivo, è un furbo pigro, ladrone di denaro pubblico che percepisce indebitamente, a fronte di requisiti quasi sempre non congrui con la realtà; e si, sembra proprio si parli di uno di loro, un politico.
Matteo Renzi e Giorgia Meloni, rischiano fortemente di essere ricordati come gli “Elsa Fornero” della situazione: proverbiali nemici degli italiani o di una parte di loro.
Ricordare a tutti i detrattori del reddito di cittadinanza, la ricaduta negativa su migliaia di altre attività, soprattutto quelle di prossimità, o rammentare anche la connotazione di solidarietà risulta abbastanza inutile per una idiosincratica posizione ideologica ormai radicata.
La riduzione della NASPI, il sussidio che sostituisce grazie a Renzi la vecchia indennità di disoccupazione, rischia invece di creare danni ancora maggiori in un comparto trainante della economia italiana, quello turistico. Danni anche… strutturali.
Se da lavoratore stagionali del comparto, non mi viene riconosciuta una peculiarità specifica di categoria, come posso sostentarmi tutto l’anno?
Svolgo un’attività mentre tutti sono in vacanza, con professionalità che non sono comuni, senza alcuna tutela garantita da contratti a tempo indeterminato (ferie, malattia, permessi familiari, accesso a mutui o al credito al consumo), con nessuna certezza occupazionale futura e di continuità. Nel momento in cui non mi si tutela in alcun modo, è ovvio che cercherò di affrancarmi da questa tipologia di lavoro. Se fino ad oggi imprenditori del settore, di cui in molti casi si è dimostrata la fraudolenza, hanno imputato la mancanza di personale alla percezione del reddito di cittadinanza e al suo disincentivare il lavoro, la prossima stagione senza RDC e con la NASPI dimezzata, di chi o cosa sarà la colpa?
Il Vicepresidente Nazionale di Federalberghi, Paolo Manca, lo dichiara all’ANSA, a margine di una intervista sulla stagione estiva in Sardegna:
“Un’eventuale riduzione della Naspi da parte del governo sarebbe un errore che porterebbe incertezza nel settore turistico-ricettivo, dove bisogna ragionare di più in termini di stabilità dell’occupazione per scongiurare che i professionisti, specie stagionali, fuggano verso altri lavori che gli garantiscono un reddito annuale”
“Il problema non è quello di avere dei sussidi per gli stagionali, ma occorre ragionare nel senso di reddito annuale, una parte data dallo stipendio l’altra dalla Naspi: ridurre quest’ultima va nella direzione dell’incertezza”, spiega Manca.
“Oggi c’è un modello di vita diverso e bisogna creare professionisti e dare dignità al lavoro. Di conseguenza si eleva il livello medio delle strutture ma dall’altro lato chi lavora in questo settore deve poter guadagnare di più, senza aumentare i costi per le aziende” conclude l’imprenditore che è anche presidente degli albergatori sardi.
Quando nei Talk Show di regime, l’imprenditore di turno si fa portavoce di chi non trova lavoratori, bisogna chiedere cosa offre, ma anche cosa cerca; lo specializzato difficilmente lo troverà tra i percettori del reddito di cittadinanza, e si contribuisce cosi a costruire una narrazione, in cui essere in difficoltà economica o lavorativa, è diventata una colpa.
Ignazio Soresi
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