L’attentato incendiario all’hub vaccinale di Brescia

e la politica pericolosa dei parlamentari no vax

Risale alla settimana scorsa l’arresto dei presunti responsabili dell’attentato incendiario, avvenuto contro un hub vaccinale a Brescia lo scorso 3 aprile. I carabinieri del Ros hanno arrestato Paolo Pluda e Nicola Zanardelli, entrambi bresciani ed apertamente auto dichiarati no vax. L’accusa è di terrorismo.

Sono state eseguite nelle province di Brescia e Verona delle perquisizioni nei confronti di alcuni conoscenti degli indagati che apparterrebbero allo stesso movimento no vax. L’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere è stata emessa dal gip del Tribunale di Brescia Alessandra Sabatucci, su richiesta della procura della Repubblica diretta da Francesco Prete.

Secondo le indagini, prima dell’incendio Pluda aveva anche pubblicato sul suo profilo Facebook la frase “se vogliamo distruggere il nemico dobbiamo usare la stessa arma ‘la paura’ e la loro paura è la nostra unione. Non ci sono altre soluzioni”. Una frase inquietante che avvalora la tesi, formulata dagli investigatori, secondo la quale, l’obiettivo dell’attentato era il sabotaggio della campagna vaccinale in corso, mediante l’intimidazione della popolazione. Un’azione criminale che, inoltre, puntava ad alimentare il clima d’incertezza dell’attuale momento storico, e reiterare nel breve termine, ulteriori azioni violente e di danneggiamento. Un fatto inquietante come un vero e proprio attentato terroristico ad un centro vaccinale, in piena pandemia, impone obbligatoriamente un angosciante quesito: “quante altre volte è già successo in Italia?”. La risposta “è la prima volta”, sia pur nella sua semplicità, fa scaturire un’altra domanda, forse ancora più angosciante: “potrebbe accadere di nuovo?”. Ma, soprattutto, viene da chiedersi, il motivo, oppure, secondo la nostra natura, la domanda più congeniale sarebbe: “di chi è la colpa di tutto questo? Come è potuto accadere in un paese civile come il nostro? Una potenza economica mondiale?”.

Azzardo un’ipotesi, per quanto “populista” possa sembrare: la responsabilità maggiore di ciò che è successo all’hub vaccinale di Brescia va da addossare a tutti quei politici che amano raccogliere facili consensi, instillando dosi di complottismo quotidiano, che odiano la scienza, che non danno spazio allo spirito critico, che non hanno mai dubbi, che trovano un esercizio molto piacevole, attaccare tutto quello che non riescono a comprendere, che alla fine hanno sempre la risposta pronta in merito ad argomenti che hanno studiato poco e male.

La vera colpa è di tutti quei politici da strapazzo che fomentano odio, che screditano l’operato della ricerca medica, che diffondono fake news sui vaccini in modo sistematico, solo per racimolare voti in modo facile, approfittando dello stato confusionale di chi, fra la gente comune, ha perso la speranza e diventa così facilmente manipolabile.

Un’esagerazione? Niente affatto. Prendiamo come esempio il caso del senatore Gianluigi Paragone, che durante una puntata della trasmissione televisiva “Non è l’arena”, di qualche settimana fa, si è divertito facendo i versi alle domande poste da Alessia Morani (sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico), su un tema molto serio come la vaccinazione. Il parlamentare, espulso dal Movimento 5 stelle, ed attualmente appartenente al gruppo misto, ha poi dichiarato che non si vaccinerà, perché tanto non esiste l’obbligo vaccinale e lui ha già preso il Covid, quindi secondo lui, ciò è sufficiente a renderlo immune. Un cumulo di sciocchezze, sollevato con una leggerezza sconfortante, e che sicuramente funziona come cattivo esempio da seguire per contrastare l’avanzata del Coronavirus.

Gianluigi Paragone, però, non rappresenta un caso isolato, vi sono altri parlamentari che con lui condividono idee contrarie alla vaccinazione, come il senatore del gruppo misto Lello Ciampolillo, che giustifica la sua scelta no vax, perché secondo una sua dichiarazione al programma “Un giorno da pecora“, di Rai Radio 1, risalente al mese di gennaio, “tanto ci sono già tantissime persone che lo vogliono fare, e lui, essendo vegano ha sviluppato difese immunitarie quasi perfette”. Una serie di affermazioni assolutamente prive di logica, perché, innanzitutto sfugge al concetto di immunità di gregge, deviando tutto sulla responsabilità altrui, che dovrebbe essere sufficiente a limitare la diffusione dei contagi. Una persona decisamente più matura, è consapevole, infatti, dell’importanza della vaccinazione di massa, e in maniera coerente si assume le responsabilità in prima persona, senza delegare a terzi tale responsabilità. Sul fatto che essere vegani, assicura di avere difese immunitarie degne di Superman, invece, è tutto da dimostrare scientificamente, e con buona pace del veganesimo, la scienza non ha espresso un parere favorevole in tal senso. Lello Ciampolillo, d’altronde, non è nuovo a determinate affermazioni pseudo scientifiche, qualche anno fa proponeva di combattere la Xylella con “le onde elettromagnetiche o con un sapone”. Un altro caso, quindi, di un sostenitore di idee strampalate su una falsa scienza, che ricopre un incarico istituzionale.

La lista di parlamentari no vax, include anche la Vicepresidente del Senato della Repubblica, Paola Taverna, del Movimento 5 stelle, fiera sostenitrice della teoria secondo la quale, i vaccini sono la causa dell’autismo, una teoria da sempre rigettata dalla comunità scientifica internazionale. Si ricorda, a tale proposito il caso di Andew Wakefiled, ex medico britannico, radiato dall’ordine dei medici del Regno Unito, nel 2010, per una sua pubblicazione scientifica fraudolenta del 1998, in cui sosteneva l’esistenza, ormai smentita, di una correlazione tra la somministrazione del vaccino trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia) e l’insorgenza di patologie come autismo e malattie intestinali. Ma questo episodio, sconosciuto (o forse non accettato) all’On. Taverna non è sufficiente a farle cambiare idea sui vaccini, visto che nel 2015, cioè cinque anni dopo la radiazione di Wakefield dal medical register inglese, ella dichiarò che una sentenza (ma senza specificare l’ente che l’ha emessa) ha stabilito il nesso tra vaccinazione ed autismo. La senatrice pentastellata, inoltre, durante il raduno grillino di Imola dell’ottobre 2015, ha dichiarato di volere “medicina preventiva e non vaccini”. Una presa di posizione molto curiosa, visto che i vaccini sono in effetti medicina preventiva.

Sono solo pochi esempi, che magari gettano un’ombra di dubbio sulla reale responsabilità politica, in merito alla diffusione di fake news, ma in tutta onestà è bene ricordare come, indipendentemente dal numero di parlamentari che sparano a zero in tema di vaccinazione, la diffusione di notizie false sui social è di una facilità impressionante e, soprattutto, spaventosa, proprio al pari di un’epidemia; quindi basta che poche persone prendano l’iniziativa, per “contaminare” i social di notizie false.

Un J’Accuse moderno? Forse. Uno sfogo personale? Forse anche questo. Sicuramente è un’opinione come tutte le altre, destinata forse a disperdersi come foglie al vento o come direbbe il “replicante” Roy Batty nel film Blade Runner: “come lacrime nella pioggia”. In un periodo come quello attuale, d’altronde, che oramai è a tutti gli effetti un Medio Evo tecnologico, molti stanno perdendo il lume della ragione, in un caos di informazioni fornite in quantità industriali, ma che sono prive di qualità, è stato sdoganato il concetto di affermare assurdità, per poi ripararsi dietro il diritto sacrosanto di parola che giustifica ogni cosa; e per evitare di passare per operatori di censura, si fa un uso improprio del politically correct. In poche parole si è perso il senso della misura. Siamo, in pratica, vittime di un sistema che abbiamo creato noi e che è sfuggito al nostro controllo, perché anziché allenare lo spirito critico, e concedersi il beneficio del dubbio, amiamo condividere la prima informazione che ci invia in privato “nostro cugino”, diffonderla in maniera compulsiva sui social, senza prima verificarne la fonte, perché siamo abituati a pensare, erroneamente, che tutte le informazioni, siano degne di essere considerate notizie. Dovevamo pensarci prima a contrastare fenomeni come l’analfabetismo funzionale e la diffusione di fake news, adesso in piena pandemia, è tutto dannatamente più difficile.

In un mondo, paradossalmente dominato dalla tecnologia, assistiamo a tragedie come la diffusione della variante indiana del Coronavirus che costringe a bruciare vittime per le strade di Nuova Delhi, su pire improvvisate, mentre in un paese occidentale che è la quinta potenza economica a livello mondiale, qualcuno commette attentati terroristici contro i centri vaccinali. Se ciò che ho scritto sui politici italiani vi sembra esagerato, chiedetevi davvero cosa sia peggio, e cosa possiamo fare per evitarlo.

Nicola Scardina



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