Il 10 Gennaio scorso si è spento a Bagheria, nel convento di Sant’Antonio l’umile frate Giacomo Spalletta, che da molti anni era a servizio della comunità bagherese. Era nato a Trieste il 21 Febbraio 1944, ma poteva ritenersi bagherese di adozione a
tutti gli effetti. Fra Giacomo era insomma uno di noi, non solo perché era da più di venti anni nel nostro territorio, ma
anche perché era un vero pastore tra le genti, di quelli che, come dice Papa Francesco, odorano del gregge, odorano del popolo di Dio.
Fra Giacomo aveva studiato come infermiere, ed era proprio agli ammalati che si dedicava con attenzione e devozione. Andava in giro, col suo vespone blu, a fare flebo, punture, medicazioni e quant’altro fosse necessario per alleviare le sofferenze del
prossimo, tutto gratuitamente per puro spirito di carità.
Amava molto i bambini e i giovani. Tutti lo ricordano con le tasche piene di caramelle che andava in giro a distribuire ai più
giovani come fa un bravo padre o un bravo nonno. Ai giovani dedicò molte attenzioni, specie a quelli della Gifra (Gioventù francescana), verso i quali prestò molta dedizione e cura pastorale.
Come un vero pastore amante del Vangelo, andava a cercare la pecorella smarrita, perché amava il fatto che ogni anima si
trovasse raccolta nel gregge degli eletti.
Aveva alle spalle 50 anni di professione di fede, ma viveva la sua missione con l’entusiasmo e il carisma di un giovane, essendo spiritualmente fresco e dinamico. Una passione che lo contraddistinse, a detta di tutti, fu quella del Calcio. Era infatti molto tifoso, anche del Bagheria, e amava seguire le partite minuto per minuto, con una certa attenzione tale da farlo alienare dal contesto in cui si trovava. Umile, obbediente, operatore di pace e di riconciliazione, si dedicò molto anche nel settore della infermeria dei frati, dove curò per anni i frati anziani e ammalati, verso i quali donava tutto se stesso.
Bagheria piange così uno dei suoi servi più umili e silenziosi, quei servi che sposano in pieno il Vangelo e fanno del servizio al
prossimo la propria ragione di vita; piange uno degli esempi più fulgidi di umanità e carità, di virtù cristiane ed antropologiche
che raramente si trovano al giorno d’oggi.
Tuttavia la nostra città fece in tempo, nel novembre del 2019, a rendergli plateale riconoscimento per il bene fatto alla nostra
cittadina con una speciale mansione di merito fattagli all’epoca dall’assessore Tornatore. Ad oggi, diremmo che è stato l’unico a Bagheria che nella stessa Chiesa ha celebrati tre funerali! Durante tutte le celebrazioni sono state risaltate le grandi qualità
e la santità che fra Giacomo sapeva vivere nell’agire quotidiano e nelle piccole attenzioni di ogni giorno che regalava al prossimo.
In particolare nell’ultima omelia, sono state evidenziate alcune caratteristiche che hanno reso fra Giacomo un “dono per la
fraternità provinciale”: egli, come ogni buon francescano, ha saputo occupare l’ultimo posto, e mai subendolo, ma accogliendolo con gioia e letizia, trasformandolo in vocazione e missione. Con Fra Giacomo è avvenuto quello che viene scritto nel Magnificat: Dio ha esaltato gli umili.
E’ stato inoltre evidenziato come fra Giacomo era voluto bene da tutti, perché ha amato lui tutti per primo, accettando anzitutto se stesso così come era, in modo da accettare tutti così come fossero. Un vero frate dunque se ne è andato!
Commovente inoltre il fatto che al funerale è stato portato in spalla dai frati mentre cantavano. La nostra città non può che ringraziare del dono avuto in questi anni nella persona di Fra Giacomo, e mentre ringrazia il Cielo di un così gran omaggio, prega anche perché in futuro nascano vocazioni di questa tempra e di questo spirito.
Salvatore Aiello
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