Le strade acciottolate degli anni ‘40-‘50

La magia dei ricordi del Professore Antonino Russo. Quando tutto era genuino, e i ragazzi correvano per gioia di vivere anche nelle ristrettezze. Quando la strada polverosa era più decorosa delle nostre strade moderne. 


Negli anni quaranta-cinquanta la via Goethe, dove io abitavo, era acciottolata, come tante altre. I contadini disponevano di una stalla così piccola che il carretto non vi entrava e doveva essere sistemato accanto alla porta d’ingresso. Le strade che non avevano il fondo acciottolato erano piene di polvere: questa in caso di vento svolazzava dovunque e in caso di pioggia si trasformava in fango che alla fine entrava anche nelle case.

Io correvo sempre per le strade. Il guaio era che, quando percorrevo quelle acciottolate ogni tanto prendevo delle storte e andavo a finire lungo disteso a terra. A volte durante il giorno collezionavo più cadute e la sera mi ritrovavo con parecchie escoriazioni alle ginocchia, lungo le gambe e le braccia. Le cadute erano dovute ai piedi malfermi e alle scarpe parzialmente consumate.

Al centro della strada vi era una cunetta. Lì, le massaie, versavano l’acqua sporca che era servita per pulire la casa, in particolare la cucina. Noi in strada in quell’ acqua sciacquavamo le mani.

Andavamo a casa nelle pause del gioco, le mamme ci porgevano nel paniere un pezzetto di pane e, con le mani lavate nell’acqua sporca, consumavamo il frugale pasto, in tal modo eravamo subito pronti per riprendere il gioco dove l’avevamo interrotto.

Accanto alla casa del contadino di solito vi era il tronco di un pergolato, i cui rami si tenevano in un intreccio di fili di ferro e strisce di lamiera, il tronco veniva da noi ragazzi scorticato periodicamente perché la scorza fungeva da tabacco in sigarette improvvisate, arrotolate nei fogli di carta dei nostri quaderni consumati. Io il fumo non lo aspiravo,ma era d’obbligo preparare le sigarette perché chi non fumava non era un vero maschio. Pur di apparire un maschio io preparavo le sigarette e ci soffiavo dentro per simulare la fumata. Quando i miei compagni sono andati dal tabaccaio a comprare le sigarette vere ci sono andato anche io.

Allora dal tabaccaio si poteva acquistare anche una sola sigaretta. Abbiamo acquistato le sigarette “Alfa”. Queste costavano meno delle altre. É stata la mia fortuna perché il fumo di quella sigaretta mi ha provocata una tosse talmente violenta da togliermi per sempre la voglia di fumare. Tra i balconi delle case le nostre mamme tendevano fili di ferro per stendere i panni. A tarda sera lungo quei fili spesso camminavano i topi. Noi tiravamo mezzi limoni o altri corpi contundenti per farli cadere. Quando ciò avveniva iniziava la caccia al topo. Quando il topo trovava un buco disponibile vi si nascondeva. Spesso il topo finiva sotto i colpi di scopa che le massaie tenevano sempre a portata di mano.

Se un carretto attraversava una strada acciottolata si udiva un rumore assordante, specialmente la sera, quando i contadini tornavano dai campi.

Quando il comune ha deciso di ammattonare il Corso Umberto I°,io ero in piazza con tanti altri bagheresi per assistere alla trasformazione della strada. Era stata incaricata una ditta di Bagheria. Dopo alcune ore di lavoro le mattonelle coprivano soltanto pochi centimetri di strada. A quel punto hanno deciso di chiamare una ditta di Palermo e i progressi si sono visti subito. A fine giornata era ammattonato un bel pezzo di strada.                                      

Antonino Russo

Bagheria era ancora un Comune per tutti…


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