Il rientro a scuola dopo le feste, nei ricordo del Professore Antonino Russo. Ogni frase cela un attimo che non è memoria condivisa ma che lo diventa nel raffronto coi nostri personali ricordi. Valori persi per strada, nelle affollate strade che non riconosciamo più.
Le vacanze di Natale sono lungamente e ardentemente attese.
Nei giorni precedenti ogni ragazzo fa tanti progetti che non vengono regolarmente realizzati. All’improvviso giunge il giorno del ritorno a scuola e si fa la corsa per eseguire i compiti assegnati dai vari professori. Non si riesce a fare tutto: si dà la precedenza ai compiti assegnati dai professori più esigenti. Per gli altri si cerca d’inventare scuse.
I quindici giorni delle vacanze volano come portati via dal vento. La gioia dell’attesa si trasforma nella tristezza della fine di un sogno.
Il primo giorno di scuola dopo le vacanze è più nero della notte. A scuola fioccano le note d’impreparazione. All’uscita i commenti negativi sui professori sono unanimi. Qualcuno arriva addirittura a sostenere che forse sarebbe meglio abolire le vacanze. Poi il lavoro quotidiano fa sfumare l’alone di gioia delle vacanze e tutto rientra nella normalità. Qualche progetto natalizio si cerca di realizzarlo nel dopo, ma non sempre è passibile farlo.
Ben presto la normalità riprende il suo corso e delle vacanze rimane soltanto l’eco. Il tran tran della quotidianità riprende il suo corso e tutto rientra nell’ordinario. L’eccessivo riposo goduto nei primi giorni di vacanze viene vanificato dall’affannosa esecuzione dei compiti negli ultimi giorni. Il ritorno a scuola è tristissimo. Incontrando i compagni si abbozza un sorriso di compiacimento, ma la tristezza monta inesorabile. Alla prima interrogazione sono quasi tutti irrimediabilmente impreparati.
Dico quasi tutti perché i soliti bravi della classe sono i soli sempre preparati, anche in quei giorni. Per fortuna nel giro di poco tempo si torna alla normalità e delle vacanze rimane soltanto un pallido ricordo. Alla fine resta la consolazione dell’attesa delle lontane ed esigue vacanze di Pasqua.
Antonino Russo
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