Nell’estate del 1948 (avevo 12 anni)… …alla vecchia filastrocca “Aprile né levare né mettire, Maggio adagio adagio, Giugno a pugno a pugno”, ho aggiunto questo giochetto di parole: “a Lugghiu si nun mi spogghiu vugghiu”.
Allora ricordo che la mia trovata non ha suscitato interesse tra i ragazzi. Oggi credo che fosse una degna conclusione per la filastrocca in voga all’epoca.
LE PATATINE FRITTE.
A quattro anni la mamma mi ha iscritto alla Scuola Materna dalle monache nella zona di Piazza S. Sepolcro.
Un giorno mamma ha preparato le patatine fritte. Le ha sistemate in una ciotola di alluminio con coperchio avvitato. Al momento del pranzo il coperchio non si voleva svitare. Ho forzato un poco e alla fine il coperchietto è saltato in aria, seguito da tutte le patatine. Mi sono reso conto che a terra c’era parecchia sporcizia, ma io avevo fame e quelle patatine erano l’unica risorsa alimentare che possedevo. Le ho pazientemente raccolto, ho cercato di ripulirle e le ho mangiate avidamente. Evidentemente il mio fisico aveva sufficienti anticorpi. Fatto sta che non ho subito conseguenze negative dopo quel pasto inusuale.
RACCONTI.
Sempre da bambino radunavo alcuni piccoli amici nel mio terrazzo e raccontavo storie tragiche che inventavo al momento. Un giorno ho raccontato una storia particolarmente tragica. La mattina seguente le mamme delle bambine sono venute a casa mia per protestare con mia madre perché avevo fatto spaventare le figlie: le stesse la notte si erano sentile male. Il risultato è stato semplice: la sera ho avuto una buona dose di botte da mio padre.
Antonino Russo
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