La baja dei francesi torna ad essere privata. Il mare si vede ma l’accesso è chiuso ed è impossibile arrivarci

Domenica scorsa, 9 maggio 2021, in redazione sono giunte diverse segnalazioni che riferivano la chiusura del cancello d’accesso alla Baia dei francesi. Ci siamo recati sul posto ed effettivamente il cancello era chiuso, mentre decine di persone che desideravano andare al mare erano costrette a rinunciarvi.
Lo scorso anno, sempre a maggio, ci ritrovammo nella stessa condizione davanti al cancello chiuso. Oggi, leggendo l’articolo dell’anno precedente, constatiamo di essere alle prese con lo stesso problema al punto che lo riproponiamo vista l’attualità della cronaca di questi giorni e l’ampia disamina della problematica, nell’articolo dello scorso anno da Giuseppe Fumia e Pietro Pagano.

Sono lontani i tempi in cui, assaliti dal desiderio di fare un bagno nello splendido mare che lambisce la litoranea Aspra Mongerbino, ci si poteva bagnare liberamente. Potevano farlo coloro che alcuni decenni fa percorrevano la costa, oggi quasi del tutto usurpata dal cemento che ha segnato il trionfo dell’arbitrio e dell’egoismo, spesso con la connivenza di chi avrebbe dovuto vigilare. Torna l’estate e si ripropone il problema di sempre: la carenza di accessi al mare che consentano di fare il bagno non in una spiaggia qualsiasi ma in quella in cui hai scelto di andare da solo o con la famiglia. Costruzioni, recinzioni, cancelli e cancelletti ti vietano di raggiungere il tuo angolino preferito.

Domenica scorsa, sulla stradina che porta alla “Baja dei francesi”, un cancello chiuso sbarrava l’ingresso al mare lasciando inebetiti e amareggiati numerosi cittadini che pregustavano il primo bagno d’acqua salata dopo oltre due mesi di prigionia in casa. Motivo ufficiale (leggi: “comoda scusa”) della chiusura il pericolo di contagio del coronavirus. Va detto che il problema si presenta quasi tutti gli anni e dopo proteste ed interventi istituzionali un accordo nel bene o nel male si raggiunge riuscendo a salvare l’estate, almeno in quel “passaggio”. Il problema non riguarda solo l’accesso alla Spiaggia dei francesi. Ogni anno, all’inizio della stagione estiva, diventa pressante la ricerca degli sbocchi a mare lungo la costa di Mongerbino resi impossibili da chilometri di recinzione e costruzioni.. Qualcuno suggerisce una protesta eclatante che faccia scoppiare il caso e induca ad aprire gli altri accessi a mare
(che dovrebbero essere parecchi) lungo la costa, in modo da spalmare su più punti la presenza di bagnanti, soprattutto in questo periodo in cui vige l’obbligatorio distanziamento fisico.

E sono ormai quarant’anni che si aspetta la realizzazione dei passaggi lungo tutta la litoranea di Mongerbino per consentire ai cittadini di accostarsi al mare. L’amico Pietro Pagano, che fu valido assessore comunale sia nella Giunta del sindaco Pino Fricano sia in quella del sindaco Biagio Sciortino, e per lungo tempo con la delega all’Urbanistica, ci è stato di prezioso ausilio nel farci rammentare, carte alla mano, i punti salienti della pratica burocratica “Accessi al mare”, un’odissea che ha pure arricchito di gustosi aneddoti. Il consiglio Comunale di Bagheria cominciò ad occuparsene il 30 maggio 1978 con l’approvazione della delibera n.195 avente per oggetto “Piano di massima degli sbocchi a mare”.

Nella delibera, approvata con 26 voti favorevoli e uno contrario, venivano individuati dodici passaggi a mare con inizio da Capo Zafferano, punto di confine con il territorio di Santa Flavia, fino alla foce del fiume Eleuterio. Dei dodici passaggi individuati ne furono realizzati tre, precisamente due a Cala dell’Osta e uno a Vignazza, tutti in zone prive di costruzioni. Questi tre passaggi si sono aggiunti ai tre già esistenti: quello dell’Ippocampo, del Sarello e
di Aspra. In totale, dunque, sei accessi. Durante una festa dell’Unità, organizzata dalla Sezione comunista di Bagheria, il regista Peppuccio Tornatore, già consigliere comunale del P.C.I., allestì una mostra fotografica sui siti in cui si dovevano realizzare i passaggi a mare secondo lo schema approvato allora dal Consiglio comunale. Il 5 agosto 1985 la Sezione Comunista, a firma del segretario, il compianto collega Angelo Gargano, presentò una denuncia al Pretore di Bagheria, al Comandante della Compagnia dei C.C. e al vicequestore dirigente il Commissariato di P.S., in cui, oltre a mettere a nudo il degrado
urbanistico e la sistematica distruzione di bellezze paesaggistiche e ambientali, si sottolineava che “la prospettiva del famoso Arco Azzurro è stata distrutta da un fabbricato abusivo” e “dal giugno 1976 ad oggi in assenza di strumenti urbanistici sono state rilasciate nella zona in oggetto circa 350 concessioni per ristrutturazione di rustico”. La denuncia si concludeva con la seguente amara constatazione: “In questa situazione l’accesso al mare è diventato di fatto impossibile.

Laddove la legge prevede passaggi ogni 150 metri abbiamo invece barriere di ferro, di cemento, lance acuminate, e recentemente, come è il caso di Capo Mongerbino, anche “vigilantes” privati che impediscono di raggiungere il mare”. Il mare c’è ma impossibile arrivarci La baja dei “Francesi” inibita ai bagnanti anche se la strada è di “uso pubblico” SdB 880 – 31 Maggio 2020 editoriale 7

Varie anche le manifestazioni popolari di protesta. Nell’estate 1982 ne organizzò una l’associazione “Noi Aspra” per denunciare cancelli chiusi e disservizi (depuratore malfunzionante, ecc.) e lo stato di abbandono della borgata, un malcontento testimoniato dai numerosi slogan nei cartelloni immortalati da Pietro Pagano. Nell’aprile 1985 ebbe luogo invece una Marcia ecologica verso Aspra, organizzata da Immagine Futura, da Arci e Legambiente.

In quella giornata si parlò di accessi al mare ma anche di inquinamento e di salvaguardia del territorio. E andò per la maggiore lo slogan “Mare & Costa = Proprietà privata” che era anche il titolo di una mostra fotografica di denuncia che riscosse enorme successo. Soltanto nel 1991, l’Assessore regionale al Territorio e all’Ambiente incaricò un Commissario, l’ingegnere Scardina, che censì una per una tutte le costruzioni vecchie e nuove che andavano dal Sarello sino a Capo Zafferano, registrando in ogni scheda abusi, anomalie, scarichi abusivi e quant’altro. Bisogna aspettare l’approvazione del PRG, con decreto Dir. n.148/DRU dell’8 aprile 2002, per vedere indicati, oltre ai 6 già esistenti, gli altri passaggi a mare da realizzare, che nel frattempo erano passati da 6 a 9.

Quindi complessivamente quindici. A completamento di quanto previsto, nel dicembre 2006 l’ufficio Urbanistica affida a dei tecnici lo studio per la riqualificazione ambientale, valorizzazione e fruizione della costa compresa tra capo Zafferano, capo Mongerbino e la frazione di Aspra. Lo studio è finalizzato all’individuazione dei passaggi pubblici a mare. Nella determina si legge che il PRG “individua nella fascia costiera il sistema dei vincoli di inedificabilità assoluta relativi ai 150 metri dalla battigia lungo tutto il fronte del territorio comunale; che la fascia costiera ricadente in territorio di
Bagheria è stata interessata nei decenni passati da diffusa edificazione prevalentemente di carattere residenziale e turistica; che tuttavia il sistema di edificazione della costa, sempreché abusivo, impedisce per lunghi tratti l’accessibilità della linea costiera e la fruizione del mare”.

Lo studio ha proceduto a individuare alcuni veri e propri corridoi naturali di collegamento e di attraversamento di tipo pedonale in grado di collegare la litoranea al mare, grazie ad un sistema di accessibilità avente caratteristiche di tipo “naturalistico” con “sentieri su fondo naturale”. Ma l’amara scoperta dopo tante battaglie e decenni di attesa è quella di scoprire che dal PRG del 2013 sono scomparsi i passaggi a mare previsti nel PRG 2002 e riportati solo quelli esistenti. Sarà stata una dimenticanza dei progettisti o volontà politica dell’amministrazione pro tempore? Oggi, siamo certi che a giorni una soluzione al problema “Francesi” si troverà ed anche per quest’anno si potrà fruire di un angolo di paradiso della nostra costa.

Sentiamo però il bisogno di consigliare che venga finalmente trovata una soluzione istituzionale e ispirata al buon senso. Non è infatti possibile che ad ogni inizio d’estate ci si debba ritrovare con l’accesso a mare sbarrato da un cancello che può essere oltrepassato soltanto dai residenti e dai loro amici. E bene hanno operato per un’intera estate, negli Anni 70, alcuni giovani, fra cui il nostro Pietro Pagano, i quali, desiderosi di fare il bagno nella zona di Mongerbino s’inventarono un escamotage.

Citofonando dai cancelli delle ville chiedevano ai proprietari che venisse loro aperto perché dovevano fare il bagno. Inizialmente, questi si rifiutavano di aprire ma, minacciati di ricorso ai carabinieri, non solo aprivano per evitare grane ma raccomandavano ai giovani di pigiare il pulsante di uscita quando
dovevano fare ritorno a casa. Cosa dice la legge in proposito? Il codice della strada vieta l’occupazione della strada pubblica; se si tratta di strada privata
non si può vietare agli estranei l’accesso alla spiaggia pubblica. Nel periodo estivo, la ricerca della spiaggia o della caletta sconosciuta al turismo di massa è diventata una sfida per i villeggianti che vogliono mettersi al riparo dai lidi affollati. E quando la spiaggia non è data in concessione a uno stabilimento
balneare, l’accesso e l’utilizzo del suolo (in quanto pubblico) è aperto a tutti. Ciò vale anche quando vi si accede da una strada privata. Il punto però è che numerose spiagge sono accessibili solo percorrendo i viali alberati di proprietà dei condomini. Così ci si è chiesto se si possa chiudere la strada privata con accesso al mare per evitare che estranei vi possano transitare.

La risposta è stata fornita dalla Cassazione (Cass. sent. n. 24390/2017). Per comprendere come stanno le cose facciamo un esempio. Immaginiamo un bagnante che, avendo saputo di una spiaggia pittoresca, voglia farsi il bagno in quelle acque. Alla spiaggia però si accede solo attraversando una strada privata, di proprietà di un condominio, chiusa con una sbarra elettrica. Sulla sbarra è apposto, in bella evidenza, un cartello: «Accesso non consentito agli estranei, anche a coloro che vogliono arrivare in spiaggia». Il villeggiante, incurante del divieto, entra ugualmente. Sennonché viene fermato da uno dei proprietari delle villette il quale lo accusa di invasione della proprietà privata e minaccia di denunciarlo ai carabinieri. L’uomo si ribella e fa rilevare che, essendo la spiaggia pubblica, non si può impedire il passaggio ad essa neanche in caso di strade private. L’altro, invece, fa notare che, volendo, la spiaggia può essere raggiunta a piedi da altri lidi ai quali si può accedere liberamente. Chi dei due ha ragione?

La Cassazione ha offerto una soluzione a questo tipo di diatribe. Vediamo cosa dice la sentenza in commento. Il codice della strada (Art. 20, Occupazione della sede stradale) vieta l’occupazione di una strada pubblica anche attraverso cancelli che impediscono la libera circolazione e l’accesso al
pubblico verso beni del demanio marittimo. Pertanto, il condominio non può chiudere con cancelli l’accesso al mare anche se la strada ha natura privata. Il sindaco potrebbe addirittura dichiarare la strada di accesso al mare (specie quando si tratta dell’unico sbocco) come «strada di uso pubblico». Pertanto, in caso di recinzioni o divieti nei confronti degli estranei, scatta una sanzione amministrativa nei confronti del condominio. (Il testo è tratto da: https://www.laleggepertutti.it/179229).

A questo punto alla nostra diligente amministrazione comunale non resta che agire, e sollecitamente e proporre al Consiglio di reinserire nel PRG in corso di elaborazione i passaggi a mare cancellati o di elaborazione. Non basta. Occorre pure che si riqualifichi tutta la costa con servizi utili e necessari, compatibili e sostenibili per la valorizzazione e la difesa del territorio e del suo paesaggio. tratto dal “Settimanale di Bagheria” n.ro 880 del 31/5/20

Giuseppe Fumia, Michele Manna



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Questo articolo ha un commento

  1. L’accesso pubblico alla “baia dei francesi” è al numero civico 15, stabilito dal PUDM dak comune nel giugno 2020, e non è al n. civico 9, dove c’è il cancello grigio che è strada privata con sentenza costituzionale e che legalmente non ha accesso al mare in quanto non ha concessione e accesso al demanio. Il civico 15, invece si, come risulta dal PUDM. Altrimenti il sindaco faceva ordinanza? e perchè non la fa per tutti gli altri accessi da Aspra a Porticello?

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