Otto anni fa moriva Giovanni Cangialosi stroncato dopo una breve degenza al Policlinico di Palermo nella notte tra il 6 e 7
gennaio del 2013. Aveva 71 anni. E’ stato stroncato da un terribile male che gli ha inflitto atroci sofferenze lenite alla
fine solo per alcuni momenti quando padre Salvatore Lo Bue, recandosi al suo capezzale, gli ha impartito l’estrema unzione.
Giovanni allora ha atteggiato le labbra ad un lieve sorriso rivolto all’amico sacerdote e forse al mistero della morte in cui stava per addentrarsi. Con Giovanni Cangialosi Bagheria perdeva un naturalista di vasta cultura, uno scienziato che amava tutte le branche delle scienze naturali dalla botanica alla zoologia, alla paleontologia e alla mineralogia.
Michele Manna
Il suo desiderio più grande era quello di partecipare questo grande amore e le profonde conoscenze al maggior numero di persone possibile. Mosso da quest’idea, una dozzina di anni fa insistette perché a Bagheria venisse istituito un museo civico dove poter conservare e raccogliere reperti naturalistici, memorie e collezioni, opere ed oggetti che documentassero la storia e la cultura locale e che contribuissero all’istruzione delle nuove generazioni.
A tale scopo insieme ad altri tre benemeriti Giovanni aveva donato migliaia di reperti (uccelli, conchiglie mediterranee ed esotiche, lepidotteri siciliani e di paesi lontani, reperti fossili e molto altro) senza pretendere alcuna contropartita se non la sollecita istituzione del museo.
Peccato che in quel periodo nessuno non abbia voluto o saputo sostenere l’iniziativa di Giovanni. Dodici anni prima della scom-
parsa si erano limitati ad indicare un luogo, palazzo Cutò, come sede del museo, ma con il passare degli anni sindaci e assessori alla Cultura hanno disatteso le aspettative menando il can per l’aia e lasciando che un ricchissimo patrimonio scientifico venisse negato alla fruizione del pubblico.
La burocrazia è riuscita a sopraffare anche il temperamento forte e puntiglioso di Giovanni che forse ha ceduto per questo dolore protrattosi per troppo tempo. Anche noi del Settimanale ci siamo intestati la battaglia per l’istituzione del museo ci-
vico. Senza successo. Si auspicava che la morte di Giovanni avesse giovato almeno a mitigare burocrazia e uomini e far diventare realtà un sogno tanto a lungo accarezzato.
Dopo otto anni il tutto sembra essere transitato nel tunnel dell’oblio, nessuno ne parla più ed un patrimonio di inestimabile valore culturale e scientifico è ormai andato ad impinguare l’immenso patrimonio storico che la nostra città ha inesorabilmente perso nel corso della sua lunga esistenza.
Michele Manna
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