Quando il Professore Antonino Russo ci racconta della sua Bagheria, ci pervade un senso di nostalgia. Una nostalgia riflessa ma che si lega al vissuto personale, si confronta con la nostra memoria e riscopre valori comuni, valori ancestrali.
Ma il confronto più triste e malinconico non è con ciò che non è più, ma con ciò che non sarà mai più, perseverando su questa strada.
L’arena Imperia era un punto di riferimento estivo per i giovani bagheresi, almeno fino agli anni cinquanta-sessanta.
Quando la calura attanagliava i nostri corpi per tutto il giorno, lasciare scivolare le gambe sotto il sedile di chi sedeva davanti a noi era gradevole.
Non ricordo a che ora avesse inizio il primo spettacolo. Noi si andava lì per tempo perché era piacevole conversare seduti comodamente all’aperto con gli amici che stavano con noi e con altri che trovavamo sul posto.
L’Arena Imperia si trovava nel punto in cui il Corso Umberto I° toccava la rotonda Palagonia. Ovviamente funzionava soltanto in estate. Noi giovani dell’Associazione Cattolica San Giovanni Bosco eravamo assidui frequentatori di quel locale. Lo stesso era gestito dal signore che gestiva anche il cinema Nazionale e il Corso.
All’uscita, poi, era immancabile il commento al film appena visionato. Il tutto si spegneva in piazza. Noi dell’Associazione andavamo nella nostra sede e la tarda serata si concludeva dopo la mezzanotte.
A quel punto era d’obbligo una ultima passeggiata lungo il Corso Umberto l°, dopo di che ci si ritirava in buon ordine per andare a letto.
La conclusione della serata era sempre tranquilla e un sonno ristoratore era li pronto per premiare tutti noi.
La fatica della lunga giornata era conclusa, il saluto era l’immancabile “arrivederci a domani.”
Quello del ritrovo serale era un impegno che tutti sentivamo di dover rispettare. L’associazionismo era molto sentito e per non rispettarlo occorrevano motivi validi.
Da insegnante ho formato gruppi per organizzare manifestazioni a carattere culturale, ma non ho più ottenuto i risultati che avevo ottenuto negli anni cinquanta.
Antonino Russo