Fuoco in corso Umberto per una bomba carta: la stretta sui “botti” con l’ordinanza sindacale. Una barzelletta!!!
Già da stamattina, nonostante gli eventi notturni, boati di bombe carta riecheggiano per tutta la città con particolare attenzione al corso Umberto e contrada Monaco.
Sondo dovuti intervenire i cittadini, ancora una volta per spegnere un principio di incendio nel casotto del Comune sul corso Umberto, dovuta all’esplosione di una bomba carta, e alla fine i vigili del fuoco.
I boati riecheggiano già da stamattina in barba agli eventi notturni non si sa bene se collegabili ad un atto intimidatorio o vandalico, eventi che dovrebbero far rizzare le orecchie a queste istituzioni, a cui evidentemente sarebbe bene consigliare un buon apparecchio acustico.
Chi oggi è passato da contrada Monaco giura, per altro di avere visto, una pira di imponenti dimensioni costituita da legnami, molti dei quali rottami di mobilia, trattata e verniciata che a colpo d’occhio sembrerebbe particolarmente tossica se data alle fiamme. Sarebbe una disdetta se si trattasse proprio della vampa di fine anno preparata per la mezzanotte.
L’emissione di queste ordinanze sindacali, sono assolutamente ridicole e ipocrite, sapendo che non ci sarà essere umano che ne terrà conto, e ancora una volta si ribadisce la necessità di un maggiore controllo del territorio. Il problema del corso Umberto di nuovo in mano a giovani facinorosi rimane una emergenza alla quale evidentemente non si vuole porre rimedio, come pure le illegalità perpetrate in contrada Monaco, dove già da oggi pomeriggio 31 dicembre, i bassi degli impianti stanno facendo tremare i vetri delle persone per bene di mezza Bagheria tra un esplosione ed un’altra.
Ma ancora più assurdi sono i petardi sparati davanti al PTE dove, indipendentemente dalla vigilia, il sabato e la domenica mattina è attiva la guardia medica, anche quella pediatrica ed è pieno di famiglie.
Questo è il vero bilancio di fine anno che questa amministrazione presenta alla città. Proclami e propaganda che nascondono il niente.
Ignazio Soresi
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