Cento anni fa nasceva il tenore Giuseppe Di Stefano

Sono passati 100 anni dalla nascita del grande tenore siciliano Giuseppe Di Stefano. “Pippo” come lo chiamavano in famiglia e gli
amici, è nato infatti a Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania, il 24 luglio 1921. Nella pagina che segue ne pubblichiamo la biografia mentre qui ci piace ricordare che Di Stefano è stato uno dei tenori più famosi ed apprezzati al mondo per la sua straordinaria comunicativa, per il carisma, per la vita intensa e la carriera piena di successi.

Uno dei cantanti più importanti più amati di tutti i tempi. La sua voce, inimitabile, espansiva e dalle tinte chiare, sensuali, solari,
riecheggia ancora nelle orecchie di coloro che hanno una certa età e di tutti gli appassionati del bel canto. Era definito tenore lirico-leggero, dalla dizione perfetta e, appunto, con una voce chiara ed agile, ma in grado allo stesso tempo di eseguire anche repertori che richiedevano un’interpretazione più “drammatica”.

Ebbe il merito di svecchiare l’immagine tradizionale del cantante d’opera e, pur conservando il fascino del divo, non fu mai istrione.
E veniamo a quello che oggi più ci interessa, il legame di Di Stefano con la Sicilia, un legame che fu sempre forte e passionale.
Soprannominato il “Milanese siciliano” Di Stefano si vantava delle qualità proprie del siciliano e di essere nel mondo un ambasciatore della “Sicilianità” Tornava spesso in Sicilia sia per cantare, soprattutto nei Teatri Massimi di Palermo e Catania, sia per rivedere familiari e amici. Fra gli amici che era solito incontrare c’era anche un nostro concittadino, il fotografo Carlo Giammarresi. Questi, che per anni aveva smaniato d’incontrare il famoso tenore, ebbe la ventura di conoscerlo a Milano solo negli anni Ottanta, quando era già
adulto. Nel 1990, quando la loro amicizia si era già fatta salda, sempre a Milano fu ospite per tre giorni nella sua abitazione.

Da ragazzino Giammarresi andava in estasi quando ascoltava le interpretazioni liriche e le romanze napoletane, alla radio o nei grammofoni, di quello che era diventato il suo idolo e di cui si era messo in testa di comperare ogni nuova incisione nei pur costosi “33 giri” in vinile del suo tempo. Tutto sommato, non fu un’impresa difficile. Cominciò quando, lavorando come ragazzo di bottega nel negozio di musica e dischi Salerno di corso Umberto, oltre ad ascoltare i dischi del suo idolo nelle pause dal lavoro, li acquistava a rate concordando col titolare la trattenuta di un tot alla settimana sulla paga.

Oggi tutti i 33 giri (e anche i film in cassetta) sono religiosamente conservati muniti di affettuosa dedica autografa. Tutti, compresi quelli acquistati da ragazzino che, pochi alla volta, ad ogni incontro, venivano sottoposti, per la dedica, all’attenzione del grande cantante, anche a quarant’anni di distanza.

Da adulto, Giammarresi diventò quello che si potrebbe definire un fan sfegatato di Di Stefano: era presente ad ogni concerto in Sicilia e fuori, scattava fotografie a lui e allo staff e, tutte le volte che veniva a Palermo, andava a trovarlo al Grand’ Hotel delle Palme dove gli portava in dono la ricotta col siero che gli piaceva tanto.

Ben presto, fra Di Stefano, la moglie Monika Curth e la famiglia Giammarresi si affermò un saldo rapporto di fraterna amicizia. Senza boria e con la massima disponibilità, il tenore non disdegnava, inoltre, di andare a pranzo in trattorie modeste in cui si mangiasse bene. Qualche volta ebbe occasione di desinare qui in città nella trattoria don Ciccio del figlio Santo e da Franco il Conte dove una volta andò a trovarlo Onofrio Ducato, il pittore di carretti che amava tanto il suo canto.

A Bagheria, inoltre, il tenore era solito fare una capatina nel negozio di Giammarresi dove gli venivano offerti i buoni cannoli con ricotta che lo facevano andare in sollucchero. E fu il nostro Carlo Giammarresi che sollecitò l’associazione “Amici dell’Opera Lirica Ester Mazzoleni” a conferire al tenore il premio “Una vita per la lirica”, che viene assegnato ogni anno a prestigiose personalità del melodramma.

“Quando ebbi la notizia della sua morte –commenta Giammarresi con rimpianto –provai un grandissimo dolore. Con lui se ne
andava un grade personaggio, un amico carissimo, un tenore inarrivabile”

Giuseppe Fumia



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