Villa di San Cataldo di Saro Giammanco

Costruita nei primi del Settecento dalla famiglia dei principi Galletti di San Cataldo, viene poi radicalmente trasformata alla fine dell’Ottocento, per assecondare le esigenze del nascente stile neo-gotico. Dell’originaria struttura settecentesca non resta che la chiesetta e l’ampio giardino all’italiana. 

La villa si estende su un lungo corpo a due piani, segnato da torrette angolari, a fianco di un cortile che ha al suo interno un piccolo giardino. 
Di rara bellezza è il maestoso giardino settecentesco con la sua rigogliosa vegetazione, un tempo ricco di piante esotiche, ed oggi coltivato ad agrumi. I suoi viali sono arredati con sedili, vasi e statue decorative, e tutto il verde è recintato da una balaustra in arenaria d’Aspra. 
Agli inizi del Novecento la villa fu ceduta alla Compagnia di Gesù dei padri gesuiti che ne fecero la sede per l’istituto delle Missioni Estere.
Dal 1997 la villa è di proprietà della provincia regionale di Palermo che ne segue gli interventi di restauro.

Viene fatta costruire nel 1752 in arenaria d’Aspra, in mezzo ad un ampio e lussureggiante giardino di limoni dal principe di Larderia, Francesco Letterio Moncada. L’ingresso viene modificato nel 1769 allorché il principe Salvatore Branciforti fece tracciare il corso Butera. 
Dall’inusuale, quasi unica in tutto il sud d’Italia, pianta a forma di stella, un salone interno e circolare si collega, attraverso varie salette di forma ellittica, ai tre corpi rettangolari che disegnano la planimetria dell’edificio. I due piani della villa sono resi comunicanti da una piccola scala interna, al contrario delle altre ville bagheresi di prestigio, che presentano invece imponenti scale. 

Nel 1813, alla morte del principe, i Larderia vendono il palazzo per motivi finanziari a Don Giuseppe Chiello, sacerdote della Chiesa Madrice. Questi che vi istituisce una scuola collegio convitto, affidata alle Suore di Maria Assunta al Borgo di Palermo, attuali proprietarie. 
Col passare degli anni, il vasto agrumeto intorno viene del tutto lottizzato, ed il palazzo resta soffocato dai fabbricati, impedendo al visitatore una visione chiara del monumento. 
Inghiottito da una cortina di case che si arrampicano le une sulle altre a ridosso della villa, delle tre facciate di questa, oggi soltanto una è completamente visibile. 

Nel 2004 il comune di Bagheria recupera l’area antistante la villa, impedendone il traffico veicolare. Non è visitabile.

A cura di Saro Giammanco

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