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  • Un calendario in onore delle veline: “Il magico mondo degli incarti che avvolgevano i limoni”

    Chi oltre mezzo secolo fa avvolgeva i limoni e le arance nelle carte veline manco lontanamente avrebbe pensato che quegli incarti in futuro sarebbero stati oggetto di collezione e di mostre. Era inimmaginabile che i fragili quadrati di carta velina usati per proteggere i succosi frutti da urti e accidentali lesioni durante il trasporto sarebbero diventati rarità e considerati forme d’arte popolare entrando a far parte del patrimonio immateriale e culturale. Oggi 12 di quei foglietti contrassegnano i mesi del 2016 in un bel calendario, ideato e curato da popolare personaggio bagherese collezionista di veline, e realizzato dalle Officine Tipografiche Aiello e Provenzano, una benemerita azienda bagherese che si distingue per l’elegante suggello che imprime ad ogni iniziativa sociale e culturale della città delle ville. Un calendario con 12 immagini dunque, tratte dalle veline che incartavano i limoni, tutte rigorosamente bagheresi. Ma per la dozzina di immagini che sono state immortalate, molte altre, almeno una cinquantina (erano oltre 60 le ditte che operavano nel territorio bagherese), sono rimaste in disparte. Non perché non meritassero la ribalta, ma per il semplice fatto che sono solo 12 i mesi dell’anno. Ci hanno detto che saranno oggetto di publicazioni future. E veniamo alle veline del calendario e alle ditte esportatrici in esse rappresentate. Gennaio, “Fratelli Martorana & Di Salvo; Febbraio, “Giuseppe Lo Meo, Marca Satellite Prima” Maggio, “Giuseppe Lo Buglio. I due contadinelli”; Giugno, “C.A.B. (Consorzio Agrumario Bagherese) Moro”; Luglio, “Filippo Scaduto (di Giovanni e Stefano Scaduto); Queste dunque le dodici ditte esportatrici rappresentate nel calendario. Le immagini sono state selezionate fra le tante della collezione di Pietro Pagano in collaborazione con l’ associazione “Natura e Cultura” di Bagheria. Il calendario è preceduto da un testo del professore Pino Aiello, dal titolo ” Il grande viaggiatore”, corredato di immagini fotografiche acquisite da Publifoto, tratte sempre dall’archivio Pagano. in cui è descritta quella che era la società del limone con gli usi, i costumi, il modo di lavorare, l’esportazione, l’uso delle veline in città e dintorni. I leggeri involucri, oltre ad avere funzione protettiva, ben presto diventano un buon veicolo commerciale per destare la curiosità dell’acquirente, consentendogli anche di distinguere un frutto di alta qualità e pregio che, staccato dall’albero, veniva “lavorato” nel magazzino. “L’organizzazione del lavoro all’interno dei magazzini – scrive Pino Aiello -era costituita da moduli (puosti) ognuno con una capacità produttiva di circa ottanta casse (casci) nelle otto ore lavorative. Ogni modulo comprendeva due donne addette alla selezione dei frutti, quattro a incartarli (ammugghialli), un ragazzo addetto a porgere (pruoiri) i limoni incartati, un impacchettatore (mpaccaturi) e un addetto all’assemblaggio delle casse (aimmari i casci) e alla loro chiusura. Un magazzino di prestigio doveva lavorare almeno a cinque postazioni in modo da raggiungere una capacità produttiva di quattrocento casse in una giornata; quantità identificata convenzionalmente come vagone (vacuni) e corrispondente a 10mila kg. Per molti anni il contenitore utilizzato sia per il trasporto dalla campagna ai magazzini di Palermo che per la spedizione era costituito da una cassa (cascia) divisa in due scomparti. Un prodotto capace di assicurare così alti redditi, imponeva delle strategie di commercializzazione che rendessero il limone in grado di resistere ai lunghi percorsi che separavano l’Isola dai mercati mitteleuropei, d’oltremanica e addirittura degli Stati Uniti. I mercati verso cui erano esportati gli agrumi erano piuttosto esigenti in quanto a qualità e calibro dei frutti, d’altronde non poteva essere altrimenti visto il prezzo di acquisto. Attentamente selezionati e avvolti in carta velina, i limoni erano sistemati in suoli nelle casse a due scomparti, queste avevano dimensioni diverse per adattarsi alle necessità imposte dal calibro e dal numero di limoni che dovevano contenere. L’imballaggio era particolarmente curato anche nell’aspetto estetico, frange e paglia colorata incorniciavano questo scrigno di salutistici frutti che si presentavano nell’ultimo strato (the top) avvolti a fagottino in carta serigrafata col marchio a colori della ditta esportatrice”. Descrizione di tempi e riti lontani il cui ricordo va sbiadendo in chi li ha vissuto mentre i giovani ne ignorano l’esistenza. Possano le umili, fragili carte, documenti e testimoni di una epoca felice, insegnarci ad amare la nostra città con lo stesso amore con il quale è stata amata da chi ci ha preceduto.

  • Ancora affidamenti diretti: il sindaco Cinque gioca con i soldi dei contribuenti

    ) Dopo aver reso nota la cifra stratosferica utilizzata dal sindaco Patrizio Cinque in affidamenti diretti per gestire la raccolta dei rifiuti (pari a 4,4 milioni di euro solo nel 2015), oggi parliamo ancora di soldi di contribuenti bagheresi distribuiti a pioggia da questa amministrazione. E’ il caso del depuratore comunale: 186 mila euro spesi in due mesi per non risolvere nulla . Un costo record a seguito dell’ennesimo affidamento diretto in perfetto stile 5 stelle, che rispetto al preventivo iniziale ha in corso d’opera addirittura triplicato il suo valore. Inutilmente, poiché da ottobre il depuratore è in tilt con enormi danni per la salute dei cittadini e per l’ambiente di Aspra. Il Pd chiede che si faccia chiarezza su come sono stati spesi questi soldi e a che cosa sono serviti, pretendendo una rendicontazione al centesimo, visto il risultato pessimo ottenuto e la preoccupazione che a pagare siano di tasca i cittadini bagheresi. , responsabile del Pd Bagheria per i servizi pubblici – Ci chiediamo cosa hanno prodotto i 485 mila euro di affidamenti diretti fatti dall’amministrazione 5 stelle nel settore idrico/fognario, di cui tre fatti di pugno dal sindaco Cinque, e soprattutto chi li pagherà, visto che una parte derivano da entrate incerte. Mezzo milione di euro di soldi pubblici impiegati in buona parte per il depuratore comunale, per la riparazione di un sottopasso e per la manutenzione di reti idriche e fognarie, nonostante siano ancora evidenti le perdite idriche in ogni angolo della città. La nostra preoccupazione è che questi fondi impegnati si trasformino in buona parte in un maxi debito fuori bilancio e che a pagare per l’incapacità amministrativa di Sindaco e assessori siano alla fine come sempre i cittadini. Come per i rifiuti anche per l’acqua si continua a procedere con affidamenti diretti in urgenza non per risolvere la singola emergenza, ma per gestire servizi pubblici in via ordinaria per mesi senza alcuna programmazione. La storia continuerà anche nel 2016? Fino a quando?”

  • Da Chagall ad Elisa Martorana il giorno della memoria tramite l’arte

    Da Chagall ad Elisa Martorana il giorno della memoria tramite l’arte

    A Canicattì in provincia di Agrigento il giorno della memoria viene vissuto tramite l’arte, a promuovere questa iniziativa L’Istituto Don Bosco di Canicattì che ha dedicato una giornata d’arte per ricordare le vittime della Shoah. Colonna portante della giornata è stato il laboratorio d’arte che ha visto protagonista l’artista bagherese Elisa Martorana invitata in veste di autrice del progetto artistico “ ” ha spiegato a gli alunni dell’Istituto quanto “L’Albero” sia un simbolo che accomuna molte culture e rappresenta profondamente il credo ebraico. Elisa Martorana così ha magistralmente coinvolgo i scolari in un laboratorio ricco di colore, emozione e messaggi profondi, il tutto per dare vita a una nuova immagine “L’albero della Shoah”. Elisa Martorana ha condotto i piccoli nel ricordo creativo riflettendo e rielaborando nozioni importanti e profonde, ed ecco che grazie all’arte i colori di Chagall incontrano il simbolismo della “ ” l’albero della vita degli ebrei, le “etichette” naziste dei campi di sterminio si trasformano in decori infantili dando vita cosi “all’albero della Shoah” cui la foto su tela opera di Elisa Martorana viene dipinta su guida dell’artista dagli allievi del Don Bosco, trasformando il giorno della Memoria non sono in un giorno di pianto ma in un giorno di luce di speranza, lacrime di luce rappresentate da schizzi di colore fluo. Elisa Martorana intervistata dalla stampa agrigentina si dichiara soddisfatta ed onorata che la sua creatività e la sua arte è stata scelta come linguaggio per parlare ai più piccoli di un tema cosi importante come la shoah dichiarando: “Il nostro periodo storico rende purtroppo la Shoah non solo un dramma storico ma un pericolo presente, è importante che i più piccoli vengano formati al rispetto e alla tutela della vita perché non si può rischiare di far rivivere quanto accaduto e l’arte per questo è lo strumento perfetto”. La fidapa di Canicattì a poi deciso di donare l’opera realizzata dall’Artista Elisa Martorana all’Istituto Don Bosco, dove resterà in mostra permanente così che tutti i “piccoli artisti” che hanno realizzo l’opera diretti dalla Martorana ne possano godere e sopratutto rivivere ogni giorno le nozioni apprese.

  • Da Chagall ad Elisa Martorana il giorno della memoria tramite l’arte

    A Canicattì in provincia di Agrigento il giorno della memoria viene vissuto tramite l’arte, a promuovere questa iniziativa L’Istituto Don Bosco di Canicattì che ha dedicato una giornata d’arte per ricordare le vittime della Shoah. Colonna portante della giornata è stato il laboratorio d’arte che ha visto protagonista l’artista bagherese , laboratorio promosso dalla presidente FIDAPA di Canicattì e la Segretaria Nazionale FIDAPA la Dott.ssa Elisa Martorana invitata in veste di autrice del progetto artistico “ ” ha spiegato a gli alunni dell’Istituto quanto “L’Albero” sia un simbolo che accomuna molte culture e rappresenta profondamente il credo ebraico. Elisa Martorana così ha magistralmente coinvolgo i scolari in un laboratorio ricco di colore, emozione e messaggi profondi, il tutto per dare vita a una nuova immagine “L’albero della Shoah”. Elisa Martorana ha condotto i piccoli nel ricordo creativo riflettendo e rielaborando nozioni importanti e profonde, ed ecco che grazie all’arte i colori di Chagall incontrano il simbolismo della “ ” l’albero della vita degli ebrei, le “etichette” naziste dei campi di sterminio si trasformano in decori infantili dando vita cosi “all’albero della Shoah” cui la foto su tela opera di Elisa Martorana viene dipinta su guida dell’artista dagli allievi del Don Bosco, trasformando il giorno della Memoria non sono in un giorno di pianto ma in un giorno di luce di speranza, lacrime di luce rappresentate da schizzi di colore fluo. Elisa Martorana intervistata dalla stampa agrigentina si dichiara soddisfatta ed onorata che la sua creatività e la sua arte è stata scelta come linguaggio per parlare ai più piccoli di un tema cosi importante come la shoah dichiarando: “Il nostro periodo storico rende purtroppo la Shoah non solo un dramma storico ma un pericolo presente, è importante che i più piccoli vengano formati al rispetto e alla tutela della vita perché non si può rischiare di far rivivere quanto accaduto e l’arte per questo è lo strumento perfetto”. La fidapa di Canicattì a poi deciso di donare l’opera realizzata dall’Artista Elisa Martorana all’Istituto Don Bosco, dove resterà in mostra permanente così che tutti i “piccoli artisti” che hanno realizzo l’opera diretti dalla Martorana ne possano godere e sopratutto rivivere ogni giorno le nozioni apprese.

  • “Il barocco in processione”. – Fede e tradizioni del cristiano del terzo millennio

    Intervista sull’ultima opera di Mons. Giovanni Lanzafame, prelato e scrittore conosciuto come “Mariologo” anche a livello internazionale. Impegnato da tempo sull’aspetto non solo ecumenico delle confraternite, ha trattato diversi temi che riguardano la Vergine Santissima, i Santi, la storia della chiesa, della liturgia ecc… ecc…. , autore di diverse recensioni sui testi del Mons. Lanzafame, i motivi del suo interessamento a questa sua ultima opera. “Ho incontrato per la prima volta Mons Lanzafame durante la ricorrenza dell’anniversario dell’incoronazione del sacro simulacro della Madre SS. Del Lume venerata a Palermo nel quartiere del Noviziato. Ne è nato un rispetto reciproco grazie anche alla grande devozione alla Madre SS. Del Lume, al mondo delle processioni in genere e alle tradizioni viste sotto l’ottica non come fatto in se stesso, ma esplorando questa forza della fede che aiuta a riscoprire la bellezza interiore attraverso tutte le sfaccettature devozionali, personali, ricchi di fede genuina”. Nel libro ti è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla conclusione? Si, cosi sono andate le cose; dopo la mia conoscenza con l’autore insieme abbiamo affrontato diverse tematiche, abbiamo puntato su aspetti ecumenici e di tradizioni popolari e nonostante le difficoltà o muri, ma accompagnati dal Signore e dalla Vergine Santa siamo sempre andati avanti, non per orgoglio personale, ma affinchè gli altri possano essere edificati con la parola del Signore, attraverso anche segni come, per esempio, le devozioni e le tradizioni. Mi è stato espressamente chiesto di scrivere le conclusioni del libro. Il tema che ho voluto scegliere è stato: “LA PROCESSIONE COME ESPRESSIONE DI FEDE E DI DEVOZIONE”, infatti la processione è segno, innanzitutto prima di fede e dopo di devozione. L’ autore ci parla della storicità e del significato dei fercoli, delle vare, delle urne e dei carri trionfali, io invece ho cercato di dare un taglio netto e di parlare non dell’arte, ampiamente dibattuto nell’ introduzione da Mons. Rino La Delfa e dalla professoressa Maria Concetta Di Natale, ma andando a scrutare a cosa servono in fondo questi mezzi e a quale messaggio vogliono indirizzarci. E’ sbagliare pensare che alla società di oggi non interessino più queste tradizioni, o meglio per molti, e anche per alcuni sacerdoti non servino proprio a nulla? Le immagini, con i loro fercoli o vare, che portiamo fuori dalle nostre chiese non sono soltanto pezzi di legno ma fanno parte della nostra identità, della devozione di una comunità o ancora meglio di una città. Chi afferma che le statue sono soltanto un pezzo di legno o di qualsiasi altra fattura, non si rende conto che non solo sta bestemmiando, ma disconosce le sue radici. Nell’anno 787 venne convocato a Nicea un Concilio ecumenico che sancì l’assoluta liceità di rappresentare con le immagini la figura di Gesù, di Maria Sua Madre, degli Angeli e dei Santi. Il secondo Concilio di Nicea spiegava che attraverso le immagini il fedele viene invitato ad imitare i personaggi rappresentati: Gesù, Maria, gli Angeli e i Santi. Quindi, le immagini sacre sono uno strumento che aiutano il cristiano ad imitare coloro che vi sono rappresentati. A fianco degli Evangelici e dei Protestanti, ci sono anche i Testimoni di Geova decisamente contrari alla venerazione delle immagini, non ti pare che questo libro darà fastidio a chi non la pensa in questo modo, no? Qual è il motivo di questa contrarietà? Io credo che la causa della avversione delle altre religioni, ma anche dei non credenti, è da ricercare in una lettura parziale, distorta e quindi errata della Bibbia. Di solito, chi vuole dimostrare che Dio è contrario all’utilizzo e alla venerazione delle immagini, e dunque che noi cattolici ci poniamo contro la volontà di Dio, ci leggerà i versetti 2,3,4 e 5 del capitolo 20 del Libro dell’Esodo. E dopo la lettura di questi versetti si passa facilmente alla classica contestazione: la Chiesa Cattolica, utilizzando immagini e statue, disobbedisce al comando di Dio. Cosa c’è scritto nel versetto in questione? “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Risposta: Intanto, bisogna leggere tutta la Bibbia, non solo qualche brano. Subito dopo, nel versetto 5, il Signore spiega perché ha dato quel comando: “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”. Ecco il motivo per il quale Dio proibisce l’uso delle immagini. Ma effettivamente, Dio non proibisce le immagini in quanto tali, non proibisce l’utilizzo delle immagini sacre, ma proibisce l’idolatria, che era, ed è, un peccato gravissimo. Che cosa si intende per idolatria? Per idolatria s’intende mettere al posto del vero Dio un “idolo” e adorarlo. Ecco la ragione per la quale Dio proibisce di fare immagini: perché gli Ebrei correvano seriamente il pericolo di considerarle idoli e di adorarli; correvano il pericolo di prestare alle immagini, alle statue di creature del cielo o della terra quel culto che è dovuto solo a Dio. Era un pericolo concreto, visto che gli Ebrei erano circondati da popoli idolatri. Di più. Mentre Mosè riceveva le Sacre Tavole con i Dieci Comandamenti, il popolo ebraico si era già costruito un idolo d’oro. Il Vaticano insieme ai cattolici sostengono questa tesi: non proibizione delle immagini, ma proibizione dell’idolatria. Se leggiamo bene tutti i passi della Sacra Scrittura che proibiscono la costruzione di statue e di immagini, ci accorgeremo che la Bibbia condanna solo e sempre la raffigurazione e l’adorazione delle immagini delle divinità pagane, ossia degli idoli, in contrasto con l’adorazione dell’unico vero Dio. Secondo te non bisogna portare le prove che dimostrano la veridicità della dottrina cattolica? Certo, proprio la Bibbia insegna che Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, di costruire immagini. Anzi, nella Bibbia si legge che Dio HA ADDIRITTURA ORDINATO DI COSTRUIRE IMMAGINI E STATUE. Restiamo nel libro dell’Esodo capitolo 36 – 37 Mosé, convocò “tutti gli uomini di ingegno” – e la Bibbia ci dice che questi uomini di ingegno, questi artisti “il Signore li aveva dotati di saggezza e di intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato”. Il Signore aveva ordinato di adornare con statue e immagini l’Arca dell’Alleanza. Sempre nel Libro dell’Esodo si legge che uno di quegli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e di intelligenza disegnò due cherubini sul “velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto” (Es. 36,35). Quindi, si capisce bene che non solo le statue, ma anche i disegni, le “immagini” di creature sono gradite a Dio, quando sono utilizzate per il culto e non v’è pericolo di idolatria. Quindi la proibizione di costruire oggetti riguardava – come abbiamo detto- solo gli idoli; la proibizione voleva evitare – come abbiamo detto – il pericolo che questi oggetti diventassero idoli e fossero adorati al posto di Dio. Ora, nessuno che abbia un pò di conoscenza delle Sacre Scritture può ragionevolmente accusare i cattolici di adorare le statue che sì trovano nelle nostre chiese. Alcuni fatti, accaduti qualche tempo fà , hanno messo in luce fatti inquietanti come l’ inchino dell’ immagine davanti la casa di un boss, tu cosa ne pensi? Penso, che tutto ciò è sbagliato e se sono accadute queste occasioni, per fortuna relegate, e perché alcuni si sentono padroni di tutto e per tutto. Nessuna confraternita o nessuna altra persona di ogni grado o di qualsiasi ruolo esso copra in questa società o ancora meglio all’ interno della chiesa, possa credersi potente o credersi al di sopra di ogni autorità, perché ricordiamoci che solo Dio è potente. Neanche il politico di turno, neanche un sacerdote o il Papa stesso, perché tutti in questa vita, anche se siamo messi in un ruolo ben preciso o copriamo qualche responsabilità di fronte al popolo non dobbiamo sopprimere, allontanare, creare muri, fare differenze…. e potrei cosi andare avanti. Ognuno è servo, ognuno nel suo ruolo deve essere responsabile nella propria mansione che gli è stata affidata per il bene comune. Infine, dopo le varie presentazioni del suddetto libro in giro per la Sicilia e in ultimo a Palermo adesso anche Roma. Cosa è stato per te organizzare anche questo evento? Per organizzare la presentazione di un libro del genere bisogna rendersi conto, innanzittutto, che l’argomento affrontato non può interessare solo una cerchia territoriole ristretta, ma abbraccia l’intera Sicilia, quindi tutte le diocesi sicule, i vari paesi in cui sono citati i vari soggetti. Dietro c’ è un lavoro certosino da parte dell’autore, la realizzazione del libro ha richiesto l’impegno di anni, ricerche fotografiche e storiche di fercoli o vare affinchè si possano conoscere opere nascoste, opere d’ arte, che, portate in processione insieme ai sacri simulacri, danno la consapevolezza di ciò che si sta portando fuori dalle nostre chiese per dare un messaggio ben preciso. Quindi sono tradizioni da recuperare per riscattare e non abbandonare la nostra storia. Molte volte per la sola mania di cambiare si distruggono chiese, storia, opere d’arte, tradizioni, devozioni, comunità ecc. ecc. la stessa società civile cambiando non si ritrova in certi stili di vita come per esempio il valore della famiglia. Oggi la difesa della fede e la protezione della famiglia rappresentano infatti, in un momento storico in cui la dottrina della Chiesa e il ruolo della famiglia sembrano essere continuamente messe in discussione, una vera e propria esigenza per milioni di cattolici nel mondo. Per questo motivo è opportuno interrogarsi su quale sia il modo migliore per far fronte alle sfide sempre maggiori che vengono rivolte alla Famiglia dalla società post-moderna, soprattutto in Occidente ed in Europa. Ecco uno dei motivi di questo libro, ecco perché tanta promozione. “Il barocco in processione”, verrà presentato, il prossimo 30 Gennaio alle ore 16:30, anche a Roma, in questo “Anno Santo della Misericordia”, In conclusione vorrei sottolineare che la famiglia cristiana lungo i secoli, attraverso le confraternite e con queste opere d’arte, ha formato una comunità unita a simbolo dell’unità familiare. Quindi un nucleo familiare che cresce sotto la guida e la protezione del Signore della Madonna o dei Santi protettori può rappresentare quel modo di essere cristiano ed essere esempio concreto in questo mondo di oggi. Il processo di riscatto deve partire inizialmente da noi, deve partire dalla consapevolezza che solo se noi riusciremo ad essere autenticamente protagonisti del nostro percorso personale e collettivo, coniugando la dimensione della verità che ha una sua valenza razionale, corrispondendo alla corretta rappresentazione della realtà, che per un cristiano è la verità in Gesù, con la dimensione dei valori che porta all’adesione del bene comune, e con la dimensione dell’ azione, esso ci metterà concretamente nella condizione di realizzare quello che è interesse autentico di tutti quanti noi. Purtroppo, probabilmente, tutto ciò viene a mancare e auspico che una nuova generazione abbia a cuore la centralità dei valori cristiani e della fede e quindi di tutto quello che lo circonda ed è un auspicio che sta ad indicare la necessità di un riscatto dall’ interno della cristianità e che porti a mettere insieme la verità, i valori e l’ azione che ci rende protagonisti della nostra testimonianza cristiana.

  • Dopo Ficarazzi e Aspra anche Villabate non vuole più i tir.

    Lo ha scritto su Facebook in chiare lettere: l’ordinanza di divieto del transito dei TIR a Ficarazzi voluto dal Sindaco Paolo Martorana è “cervellotica” e che sta valutando la possibilità di richiedere agli organi competenti la revoca. Parole del Sindaco Oliveri di Villabate (nella foto). Perchè a suo dire i mezzi pesanti sono costretti a prendere dallo svincolo di Villabate aumentando il traffico della zona e, sopratutto, in questo periodo con i lavori in autostrada. Probabilmente la situazione dello svincolo di Villabate è preoccupante e molte volte il traffico è davvero bloccato. Però due punti fondamentali si devono valutare per stabilire se effettivamente l’ordinanza del sindaco di Ficarazzi è cervellotica. Primo punto Ficarazzi non ha uno svincolo autostradale, ne una strada “tangenziale” che possa permettere ai TIR di non passare dal Corso Umberto I. Il paese è solo un corso lungo la quale vive e che non si può permettere il lusso di far transitare migliaia di TIR dalle sue strade. Una volta stabilito con ordinanza che i TIR non possono transitare da un corso cittadino lo svincolo più vicino diventa l’alternativa. Anche in altri paesi della statale accade tutto questo. Ovviamente in passato si sarebbero potute realizzare svincolo e “alternativa” ai camion ed evitare il blocco dei TIR su tutto il territorio, ma oggi tutto questo è impossibile e rimane solo la possibilità di ordinare il divieto di transito. Secondo punto è legato all’inquinamento atmosferico lungo il corso principale del paese. Permettere ai TIR di passare significa aumentare sensibilmente il tempo di transito veicolare lungo il corso e un aumento considerevole di inquinanti. Considerando che il corso è l’anima commerciale e agorà del paese il problema è serio. Anche se non scientificamente stabilito e provato, la sensazione che Ficarazzi soffra particolarmente di malati di tumore è vivido nella gente. Ovviamente non abbiamo dati certi o qualcuno che li abbia mai realizzati in studi, però la sensazione che molti cittadini siano malati di cancro per l’inquinamento atmosferico è serio. Quindi non possiamo, affermano da un blog cittadini, in nessun modo condividere le preoccupazioni del sindaco Oliveri che farebbe meglio a studiare soluzioni efficaci contro il traffico. Un compito difficile e certamente oneroso, ma che metterebbe al riparo i suoi cittadini dal traffico e manterrebbe Ficarazzi libera dall’inquinamento dei TIR. Il problema dell’intensificarsi del passaggio dei tir da alcune vie di Villabate si è accentuato anche dal recente divieto del comune di Bagheria di interdire il traffico dei mezzi pesanti nella frazione di Aspra. Per come pubblicato qualche settimana fa dal nostro periodico, con una ordinanza del sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque ha installato il segnale di divieto d’accesso ai mezzi pesanti sia sulla litoranea che su corso Baldassare Scaduto. A seguito di questa normativa se prima i Tir provenienti dalla statale arrivando all’ingresso del comune di Ficarazzi potevano optare per dirigersi verso la litoranea o verso lo svincola autostradale oggi sono costretti a quest’ultima soluzione e quindi attraversare alcune arterie villabatesi per immettersi sull’autostrada Palermo Catania. In via Giulio Cesare, arteria di Villabate che collega con l’autostrada, l’intensità del traffico pesante si è ulteriormante accentuata creando non pochi problemi all’imbocco dello svincolo autostradale, da qui l’energica presa di posizione del primo cittadino villabatese che ha puntato il dito contro il collega di Ficarazzi. Cosa avverrà nei prossimi giorni è difficile prevederlo anche se un ulteriore afflusso, già di per se pesantisissimo, di “bisonti della strada” in Via Filippo Buttitta a Bagheria è più che probabile.

  • E’ morto Benedetto Varisco, l’uomo che amava i cavalli. L’ultimo viaggio sullo “stràscino”

    Amava tanto i cavalli, con essi ha sempre vissuto, ha percorso parte del tragitto dell’ultimo viaggio su un carro tirato da un cavallo bardato a festa. E’ stato l’ultimo regalo che i figli, su suggerimento del maestro Enzo Di Liberto, hanno voluto fare al padre, l’85enne Benedetto Varisco, che, sabato 16 gennaio è morto di crepacuore, come dice, forse esagerando, la gente. Eppure qualcosa di vero ci sarà perché, negli ultimi mesi di vita, fra mille sofferenze per la frattura del femore, il povero “zu Binu”, com’era affettuosamente chiamato in famiglia e da chi gli voleva bene, è andato pure in depressione per non essere stato più in grado di accudire il proprio cavallo che considerava fra i suoi amici più cari. Immagini inusuali, dopo i funerali celebrati lunedì mattina nella chiesa delle Anime Sante, si son offerte ai bagheresi, molti dei quali non hanno esitato ad immortalarle in un clic fotografico. Non era infatti mai capitato che all’uscita dalla chiesa, un corteo fosse preceduto dalla bara adagiata invece che su un carro funebre, su uno “stràscino”. Chissà quante volte – commentavano gli amici – zu Bino aveva guidato lo strascino negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Lo strascino, in dialetto locale, è il carro senza sponde adibito al trasporto di materiale pesante e voluminoso, su cui venivano caricati, per esempio, i blocchi di tufo provenienti dalle cave di Aspra o le cassette degli agrumi delle nostre campagne per essere trasportati alla stazione ferroviaria o al porto di Palermo da dove venivano avviati in varie località della Penisola. Ebbene, lo strascino che trasportava Varisco in quel freddo lunedì di gennaio, ricordava l’affusto di cannone su cui era collocata la bara dell’eroe di guerra seguìto, in solenne, austero silenzio, dalla chiesa delle Anime Sante fino a via Libertà. Benedetto Varisco malvolentieri si era rassegnato al tramonto del carretto che, come strumento di lavoro e sostegno della famiglia, era stato relegato nell’angolo dei ricordi. Dismessi i panni del carrettiere per esercitare il mestiere di conducente di auto da noleggio, egli non volle privarsi mai del cavallo che poi lo avrebbe accompagnato nelle sfilate folcloristiche delle sagre paesane dove era il primo ad accorrere con l’entusiasmo di un bambino e il classico abbigliamento della tradizione siciliana. Viveva quasi in simbiosi con il cavallo e gli scintillavano gli occhi quando qualcuno gli chiedeva consigli sul perché, sul come e quando, su tutto ciò insomma che riguardasse un equino. Mite, condiscendente e generoso, di amici ne aveva tanti. Lo ha notato anche il parroco delle “Anime Sante” che ha celebrato le esequie in una chiesa gremita. Padre Massimiliano Purpura ha peraltro ricordato al popolo dei fedeli che “Benedetto è vivo più che mai ora che vive in Dio, con Dio e per Dio”, e, pur nell’ora del turbamento e del dolore, ha invitato i presenti a ringraziare il Signore per avercelo dato. Per il momento dunque zu Bino ci ha voluto precedere in Paradiso dove certamente ritroverà gli amati cavalli di una vita e dove magari, ritemprato dalla luce divina, non esiterà a cavalcarli e scorrazzare nelle sterminate praterie del cielo. Alla vedova, signora Pina Tomasello, ai figli Antonella, Giacomo e Angelo, ai nipoti e ai familiari tutti rivolgiamo le più sentite condoglianze, nostre personali, e di tutta la redazione del Settimanale.

  • Raccolta di fondi per un “trasportino” per animali. Una sottoscrizione a favore dell’Asva consente ad un “meticcio” di trovare famiglia

    Nello scorso periodo natalizio gli operatori comunale del Parco Robinson hanno dato vita ad una raccolta di fondi attraverso la vendita di articoli natalizi prodotti dagli stessi ragazzi che fruiscono del servizio. Statuette natalizie, piccoli presepi ed articoli vari sono stati messi in vendita, con il ricavato gli organizzatori Pino Lima e Angela Ruggeri hanno deciso, di acquistare un “trasportino” per animali ed altri oggetti dello stesso tema e donarlo ai volontari dell’Asva di Bagheria. Nei giorni scorsi è avvenuta la consegna dei prodotti acquistati alla presenza dei dipendenti, dei ragazzi e dei responsabili della struttura bagherese che accoglie i cani randagi non solo di Bagheria ma anche da diversi comuni del circondario. Il “trasportino” consegnato è conforme anche per il trasporto aereo ed è a questo fine che verrà utilizzato per la prima volta. Giuseppe Pecoraro, volontario dell’Asva ci riferisce che uno dei cani ospiti della struttura in “contrada marino” è stato adottato da una famiglia di Firenze. Si tratta di “Sara” un meticcio di due anni recuperato per strada ed ora pronto ad essere accolta da una famiglia. Durante la cerimonia della consegna del materiale raccolto lo stesso Sig . Pecoraro ci ha riferito del momento di estrema difficoltà che vive la struttura che accoglie i cani randagi. La convenzione con il comune di Bagheria è scaduta lo scorso 31 dicembre e non si vede all’orizzonte la speranza di un rinnovo e senza fondi dare da mangiare giornalmente a circa 170 cani attualmente ospitati non è certamente una cosa facile considerando anche il fatto che fino ad oggi i responsabili del canile devono ricevere il pagamento delle fatture non liquidate dal settembre del 2014. Ma come fate allora? Abbiamo chiesto? “per fortuna ci sono tante persone sensibili al problema del randagismo – afferma Pecoraro- e ci forniscono croccantini ed altri alimenti adatti agli animali. Chiaramente non possiamo sperare in eterno su un sostegno continuo da parte degli amanti degli animali. Di contro invece continuiamo a ricevere chiamate da enti pubblici, principalmente comuni (soprattutto Bagheria) per cani randagi e cuccioli abbandonati fino ad oggi abbiamo ugualmente continuato a garantire questo servizio ma temiamo tra non molto di rimanere senza alimenti ed in questo caso l’unica strada da percorrere rimarrebbe l’apertura dei cancelli della struttura e liberare tutti gli animali per evitare di essere condannati a morire di fame”

  • Cattivi odori al depuratore: l’amministrazione informa sulle azioni in itinere

    L’amministrazione comunale non sta ponendo in second’ordine le problematiche legate ai cattivi odori che provengono dal depuratore di Aspra. Ad informare la città l’assessore ai Lavori Pubblici e vicesindaco : “La questione è semplice nel comprendere le cause della problematiche, meno facile nel tentare di risolverla: i reflui oleosi della molitura dell’olio hanno creato non pochi problemi” – spiega l’assessore – quest’anno poi che c’è stata una produzione e raccolta ricchissima come non se ne vedevano da tempo, ha fatto si che, nonostante i controlli effettuati dalla polizia municipale, scarichi anomali arrivassero in gran quantità al depuratore”. Si sono quindi innescati fenomeni che causano i cattivi odori. La campagna di molitura è durata anche oltre misura nei tempi, i frantoi erano aperti anche a notte tarda, i controlli delle Polizia municipale non sono stati sufficienti e si sono registrati diversi scarichi anomali. Non tutti sanno che nel corretto smaltimento di queste acque di vegetazione, si può anche smaltirle in piccole quantità sui terreni, se si seguono determinate regole e norme. Alla prossima raccolta intensificheremo controlli e sanzioni e stiamo già prevedendo azioni preventive e correttive, non è tollerabile una cosa del genere” – spiega che ha anche illustrato gli ultimi avvenimenti relativi alla rescissione dell’affidamento temporaneo ad AMAP, lo scorso settembre, a causa di una gestione del depuratore ritenuta non sufficiente oltre che per altre manchevolezze – “La ditta che gestisce il depuratore è riuscita ad ottimizzare il funzionamento dello stesso, miglioramento che è stato poi inficiato dalla maggiore quantità degli scarichi abusivi”. L’amministrazione inoltre è stata in continuo contatto con la presidenza circoscrizionale di Aspra e con alcuni cittadini, ascoltando i suggerimenti e, insieme al presidente circoscrizionale Gerardo Lorenzini hanno effettuato diversi sopralluoghi, anche notturni. Abbiamo avviato una interlocuzione con la circoscrizione, i consiglieri comunali, alcuni cittadini di Aspra per potere arrivare ad una risoluzione della problematica in maniera partecipata” – sottolinea l’assessore – “intanto non siamo stati fermi: abbiamo contattato nuovamente la ditta c’è stata una riunione organizzativa, sono state prese delle misure correttive, è stata potenziata l’insufflazione di ossigeno nelle vasche di fango dell’impianto, e sono di questa mattina dati più incoraggianti nel miglioramento nella qualità dei fanghi, si sta riattivando una parte dell’impianto, un biofiltro per l’aria che non era in funzione quando abbiamo preso un gestione l’impianto, ed è necessario un certo tempo per migliorare l’attivazione di questo componente che ha un certo tempo di inerzia; monitoreremo costantemente l’impianto che ha grosse capacità depurative. Mi auguro che anche gli altri depuratori circostanti vengano attenzionati come il nostro, visto che molti scaricano nella nostra costa attraverso il fiume Eleuterio”.

  • Per un servizio di trasporto pubblico urbano On. Figuccia “attiviamo una vera politica per far tornare il servizio a Bagheria”

    Bagheria, è una città di medie dimensioni con una forma regolare e dislocata su un territorio pianeggiante, cioè possiede tutte le caratteristiche necessarie per lo sviluppo di un sistema di trasporto urbano eco-sostenibile ed efficiente. Invece a cosa assistiamo?..Guardiamoci in giro…i mezzi pubblici completamente assenti, le auto private ci soverchiano, il traffico stradale è aumentato a livelli insostenibili, trovare posteggio è un’impresa e per fare pochi chilometri ci si impiega parecchio tempo. Gianpiero Miosi, bagherese militante di Forza Italia, ha assistito in prima persona al peggioramento negli ultimi anni, delle condizioni della viabilità a Bagheria e non ha potuto fare a meno di notare la totale assenza di una politica cittadina orientata ad organizzare un sistema pubblico di trasporto urbano efficiente. E’ convinto che l’uso spesso improprio dell’auto privata anche per piccoli spostamenti, a parte essere questione di cattiva abitudine, è certamente favorito dalla totale mancanza di un sistema di trasporto pubblico urbano alternativo. L’on. Figuccia di Forza Italia ritiene fondate le osservazioni di Gianpiero Miosi e considera arrivato il momento di fare una vera politica del trasporto pubblico urbano. Egli evidenzia che Bagheria possiede tutti i numeri necessari perché un servizio di trasporto pubblico urbano possa offrire la comodità di spostarsi a tutti i bagheresi come per esempio agli studenti verso le scuole, alle casalinghe per raggiungere il Mercatino, per chi dalla zona bassa voglia andare alla zona alta di Bagheria e viceversa, per gli anziani, i lavoratori e così via…ed è sicuro che oltre agli indubbi vantaggi ambientali di lunga durata possa anche garantire nel medio termine un ritorno economico significativo a tutta la comunità. L’on. Figuccia e Gianpiero Miosi lavorano per il bene della città e per il benessere dei bagheresi e ringraziano tutti coloro che non gli faranno mancare il loro appoggio.