La presentazione è avvenuta il 13 novembre a Palermo Fibromialgia. Storia di vita segnate – Edito da Apollo Edizioni Antologia di racconti scritti da pazienti affetti da sindrome fibromialgica e da persone vicine ad un proprio caro che soffre di tale malattia. Si è svolta mercoledì pomeriggio, 13 novembre 2019, a Palermo, presso la libreria “Voglia di leggere”, la presentazione del libro: . Il volume, edito da Apollo Edizioni, è un’antologia di racconti scritti da pazienti affetti da sindrome fibromialgica e da persone vicine ad un proprio caro che soffre di tale malattia. La casa editrice Apollo Edizioni aveva indetto un concorso (la cui partecipazione, gratuita era aperta fino allo scorso 31 luglio), per raccogliere il maggior numero di testimonianze possibili, affinché sia data la massima visibilità alla fibromialgia; acquistando una o più copie si potrà donare automaticamente una parte del ricavato all’AISF ONLUS (Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica). Si tratta dunque di una raccolta di testimonianze di uomini e donne, che hanno voluto, attraverso la partecipazione al concorso della casa editrice, raccontare di come vivono la malattia chi ne è affetto e delle ricadute che la stessa ha nella loro vita sociale, lavorativa e coniugale; contribuendo così nel loro piccolo a diffondere quanto più possibile informazioni su una patologia, non ancora riconosciuta come tale dal Sistema Sanitario Nazionale, nonostante, attualmente, colpisce quasi due milioni di persone in Italia. La Collana Vite Segnate nasce dall’idea di , addetta ai Concorsi della casa editrice Apollo Edizioni, di unire cultura ed impegno sociale, attraverso la raccolta e la successiva divulgazione di testimonianze dirette, in modo da dar voce a chi soffre della sindrome fibromialgica, sia per ottenere un effetto terapeutico, sia per donare a chi soffre: un modo per aiutare altri che si trovano nella loro stessa situazione, facendoli sentire quindi meno soli. Alla presentazione del libro era presente , referente dell’AISF per la Regione Sicilia e Vice Presidente dell’AISF per l’Area del Sud Italia, nonché referente della sezione AISF di Bagheria, con sede presso la Casa del Volontariato, in cui è attivo uno sportello d’ascolto ogni venerdì dalle 15.00 alle 17.00. Anche Giusy Fabio, affetta da fibromialgia, ha partecipato al concorso, scrivendo un brano che è stato inserito nell’antologia, fornendo così una testimonianza di come ha reagito a questa malattia, sia come paziente, sia come attivista. Erano presenti, inoltre la Professoressa Giuliana Guggino, reumatologa presso il Policlinico di Palermo, la psicologa Antonina Musso, Valentina Vivona e Maria Laura Mariscalco, autrici di brani presenti nell’antologia. I vari interventi sono stati moderati dalla giornalista Stefania Riccobono, di Life24 Magazine. “Oggi la sindrome fibro- mialgica è inserita nei criteri classificativi di tutte le società scientifiche che si occupano di dolore cronico. Il relativo insegnamento trova finalmente spazio, seppur con fatica, nei corsi di laurea e soprattutto nelle scuole di specializzazione. Anche il medico di medicina generale ormai la conosce e in molti casi è in grado di gestire la maggior parte dei malati.” (dalla Prefazione del Prof. Piercarlo Sarzi-Puttini). (dall’Introduzione della Dott.ssa Maria Tiziana R. Maricchiolo) La Fibromialgia, malattia che colpisce l’apparato muscolo-scheletrico, provoca oltre ad un dolore diffuso, anche astenia, cioè una marcata stanchezza con facile esauribilità ed aumento della tensione muscolare, in pratica il soggetto che ne è affetto, ha una sensazione di esaurimento fisico simile a quello provata dopo una fatica eccessiva. Tale condizione patologica viene definita più propriamente Sindrome Fibromialgica, in quanto assume la forma tipica di una sindrome, ovvero la presenza di sintomi clinici che denunciano una situazione patologica, senza tuttavia costituire di per sé una malattia autonoma. La grave difficoltà a diagnosticare la fibromialgia e di conseguenza la mancata rilevazione di segni che possano confermarne la presenza nel paziente, difatti, costringe ad adottare il termine Sindrome Fibromialgica. La causa della Sindrome Fibromialgica al momento rimane ignota, secondo un’ipotesi è una sindrome da sensibilizzazione centrale, caratterizzata da una disfunzione di neuro-circuiti, soprattutto quelli preposti alla percezione ed alla trasmissione del dolore. In pratica a causa di un’alterazione delle modalità di percezione a livello del sistema nervoso centrale, viene ridotta la soglia di sopportazione del dolore. Le conseguenze del mancato riconoscimento della sindrome fibromialgica come patologia, sono purtroppo molto gravi, poiché non essendo stata ancora inserita nella nomenclatura ufficiale delle malattie, non rientra nei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza, definiti dal Ministero della Salute) e non ha nessun codice di esenzione ticket. E’ doveroso ricordare che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha già riconosciuto la Sindrome Fibromialgica come patologia, nel lontano 1992, come forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli. Si tratta quindi di un problema a cui deve far fronte il sistema sanitario italiano, oltre ad una maggiore presa di coscienza, non solo a livello istituzionale, ma anche da parte del personale sanitario, affinché la Sindrome Fibromialgica venga riconosciuta, con un’opportuna e mirata attività di formazione. , può contribuire in modo significativo a far sentire più da vicino la voce di chi soffre della sindrome fibromialgica, fornendo un notevole valore aggiunto all’opera di informazione che necessita, per poterla contrastare in maniera efficace e soprattutto può evitare di relegare nel silenzio i pazienti fibromialgici, che in passato hanno subito le conseguenze di facili accostamenti con chi cercava di fuggire dalla realtà, rifugiandosi nella pazzia e che non sono mai stati creduti fino alla diagnosi che il più delle volte avveniva tardivamente, dopo anni di cure che non avevano portato, purtroppo agli esiti sperati.
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No mafia! “La dignità di alzare lo sguardo al futuro”
di Gianluca Maria Calì, imprenditore siciliano che si è ribellato “No mafia. La dignità di alzare lo sguardo al futuro” La storia a lieto fine, di una lunga vicenda umana, vissuta da un imprenditore siciliano che ha avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia, è stata raccolta in un libro, dall’eloquente titolo: . E’ la storia di Gianluca Calì, scritta da lui stesso, in cui vengono narrate le numerose minacce ed intimidazioni da lui subite e perpetrate del clan mafioso operante a Bagheria. Gianluca Calì, forte appassionato d’auto, da ex dipendente di concessionaria riesce, in poco tempo, ad accumulare una somma sufficiente per avviare il suo primo autosalone a Casteldaccia e successivamente a Milano. Gli affari vanno talmente bene che il suo ex datore di lavoro gli chiede di entrare in società con lui. Il fatturato delle attività di Calì arriva a toccare i 24 milioni di euro, con 24 dipendenti. Ma nella primavera del 2011 l’attività di Calì fa gola alla criminalità organizzata ed iniziano i problemi: dopo aver ricevuto delle intimidazioni, nel corso di un attentato, alcune auto vanno in fiamme nella sede siciliana, in un incendio dalla natura chiaramente dolosa. L’imprenditore siciliano si era aggiudicato all’asta la villa di Casteldaccia appartenuta prima a Michele Greco, detto “il Papa”, uno dei padrini più influenti della vecchia gerarchia di cosa nostra, poi al boss di Bagheria Michelangelo Aiello. Si trattava, indubbiamente, di un “boccone troppo amaro da digerire”, per i boss della mafia locale. Prendo quella villa, per farci una struttura ricettiva in grado di valorizzare il bello della Sicilia e portare turismo nella zona. Invece finora ha portato solo problemi” – dichiarò Gianluca Calì. Quei 160 metri quadrati su due piani, mai confiscati perché ipotecati, diventarono un problema enorme per l’imprenditore, che nel periodo in cui presenta l’offerta riceve una quantità di visite spiacevoli sempre più crescente, da parte di chi gli intima, sotto minaccia, di desistere dalla sua iniziativa. Calì va avanti, coraggiosamente e con determinazione, nonostante le continue vessazioni, affida la ristrutturazione della villa al fratello, Alessandro, ingegnere ed ex presidente dell’ordine professionale di Palermo, che si prende la responsabilità di radiare dall’albo un personaggio come Michele Aiello, arrestato nelle indagini sulle talpe alla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano e indicato, da una sentenza passata in giudicato, come prestanome di Bernardo Provenzano. Con il trascorrere dei mesi successivi al primo attentato, Calì riceve più volte delle pretese illecite di “un contributo per gli avvocati e le famiglie dei carcerati” e offerte di “protezione”. Calì non cede alle intimidazioni, si rifiuta di pagare il pizzo e denuncia gli estorsori, nel frattempo però, si vede costretto a licenziare alcuni dipendenti e a cambiare sede. Un’altra disavventura era purtroppo in agguato: nel corso di una gara automobilistica, cinque bulloni delle ruote della sua auto saltano tutti contemporaneamente. Calì va fuori strada, ma si salva. E’ soltanto l’inizio di un lungo calvario al quale viene sottoposto Gianluca Calì assieme alla sua famiglia, un estenuante percorso dal quale emergerà poi una luce di speranza: dalle denunce di Gianluca Calì contro i suoi estorsori, scaturisce un’indagine in cui vengono arrestate 21 persone affiliate al clan di Bagheria. Le vicende di Calì, che non ha mai ceduto alle minacce della mafia, riscuotono con il passare del tempo, un vasto interesse nell’opinione pubblica, specialmente da parte della società civile che da sempre, attende di assistere al racconto di un’altra Sicilia, quella si ribella e che con dignità mostra il suo lato migliore. La fama del coraggioso imprenditore siciliano, è riuscita di recente, nell’impresa di varcare i confini nazionali, suscitando l’interesse del quotidiano britannico The Guardian. In un reportage del giornale londinese, ad opera del corrispondente Lorenzo Tondo e del fotoreporter Alessio Mamo, viene raccontata l’impresa di Gianluca Calì, che ha detto di no alla mafia. “è raccontare un pezzetto di storia della Sicilia dei primi anni Duemila e di cosa è la mafia quotidiana, quella che incontri sotto casa, o al cancello della tua azienda la mattina, e di riflesso cosa è l’antimafia quotidiana, quella che ti dovrebbe proteggere e aiutare” No mafia. La dignità di alzare lo sguardo al futuro” è la narrazione di storie di vicende personali, che si intrecciano con le pagine più buie dell’attualità italiana. Il volume, testimonianza diretta di quel male che affligge non solo la Sicilia, ma l’intero territorio nazionale, è soprattutto la prova del coraggio, da parte dell’autore a far prevalere la ricerca dello sviluppo nella legalità, a metterci il cuore oltre l’ostacolo e farlo a testa alta, pienamente consapevole dei rischi che correva. storia di Calì è la dimostrazione del fatto che la mafia si può dedica speciale dell’autore va alla memoria di Libero Grassi, un altro imprenditore che non ha mai minacce mafiose, che si è sempre rifiutato di consegnarsi come sistema basato sull’illegalità e che è stato barbaramente assassinato nel 1991, diventando così una figura di riferimento nella lotta contro la mafia. Il non è mai stato ritenuto vano da No mafia. La dignità di alzare lo sguardo al futuro