Conto cointestato in banca: cosa succede alla morte del coniuge | Tutto bloccato, è un disastro
matrimonio (Pexels) - Bagheriainfo
Nel caso di un conto cointestato, alla morte di uno degli intestatari la banca blocca subito il 50% del saldo: un meccanismo poco noto che smentisce l’idea di “mettere tutto a nome del coniuge” per evitare successione, imposte e controlli.
Molti aprono un conto cointestato convinti che, in caso di decesso di uno dei due titolari, il denaro resti automaticamente utilizzabile dall’altro. In realtà la normativa prevede tutt’altro: alla morte di un intestatario, l’istituto di credito congela metà delle somme in attesa delle pratiche di successione. È una misura di tutela verso gli eredi, che potrebbero vantare diritti su quella quota del patrimonio.
Il risultato è spesso un fulmine a ciel sereno: il superstite si ritrova con il conto “a metà”, con operazioni rallentate e la necessità di avviare tutta la procedura successoria prima di poter disporre nuovamente del saldo. La presunta scorciatoia del conto cointestato, quindi, non evita né imposta di successione né adempimenti, e anzi crea un blocco immediato proprio nei giorni più delicati.
Perché la banca blocca metà saldo e cosa succede dopo il decesso
Secondo quanto ricostruito da LaLeggePerTutti.it, il congelamento della metà del saldo non è una scelta discrezionale della banca, ma un obbligo. Il patrimonio del defunto entra automaticamente nell’eredità, e la quota presente nel conto cointestato deve essere preservata fino a quando gli eredi non presenteranno la dichiarazione di successione e la documentazione necessaria.
In questo periodo il superstite può continuare a usare solo la propria metà, salvo casi particolari in cui il conto prevede firme disgiunte e l’istituto autorizza operazioni ordinarie. Per liberare la quota bloccata servono certificato di morte, dichiarazione sostitutiva sugli eredi e, soprattutto, la dichiarazione di successione. Senza questi documenti la banca non può rilasciare nemmeno un euro della parte congelata.

La falsa illusione di “intestare tutto al coniuge” e i rischi nascosti
Molti pensano che cointestare il conto equivalga a mettere al riparo il denaro dalle procedure ereditarie. In realtà, agli occhi della legge, la metà delle somme rimane comunque riconducibile al defunto: fa pienamente parte dell’asse ereditario e deve essere dichiarata. Tentare di aggirare successione e controlli non solo è inutile, ma può portare a contestazioni fiscali quando si presenta la documentazione.
Il blocco del 50%, inoltre, crea problemi pratici: bollette, affitti, rate e spese quotidiane possono diventare difficili da gestire se sul quel conto confluiscono i pagamenti della famiglia. È la tipica situazione in cui il superstite scopre che la soluzione scelta per “semplificare” la gestione del denaro diventa un ostacolo burocratico, con tempi lunghi per sbloccare la parte vincolata.
Per evitare sorprese serve conoscere in anticipo le regole: un conto cointestato non elimina la successione, non evita imposte e non assicura libertà di movimento dopo il decesso. Senza una pianificazione patrimoniale più accurata, il rischio è trovarsi con il conto dimezzato proprio quando servirebbe il massimo accesso alle risorse familiari.