Depuratori d’acqua | La verità che non ti racconta nessuno: basta spendere tutti questi soldi, ti truffano con i valori

Rubinetto

Acqua del rubinetto (Pexels) - Bagheriainfo

Sui depuratori e sugli addolcitori domestici circola di tutto: offerte aggressive, promesse miracolose e impianti venduti come indispensabili. Altroconsumo rimette ordine e spiega cosa serve davvero in casa, smontando un inganno ricorrente che spinge molte famiglie a spendere troppo senza motivo.

Negli ultimi anni il mercato dei dispositivi per trattare l’acqua è esploso. Installatori e venditori porta a porta propongono soluzioni come se fossero l’unico modo per bere acqua sicura o proteggere elettrodomestici e tubature. Una pressione commerciale che spesso confonde i consumatori, portandoli a credere che la qualità dell’acqua di rubinetto sia inadeguata o che l’impianto domestico sia destinato a deteriorarsi senza costosi sistemi di filtrazione.

Altroconsumo, analizzando i principali dispositivi in commercio, ricorda che la maggior parte delle abitazioni riceve acqua che rispetta già pienamente i parametri di legge. Filtri e apparecchi aggiuntivi non sono sempre necessari e, in molti casi, non apportano nessun reale miglioramento. La scelta deve basarsi su un’esigenza concreta, non su paure costruite o su vendite particolarmente insistenti.

Depuratori domestici: quando servono e quando sono solo un costo inutile

I depuratori a osmosi inversa, i filtri a carbone attivo e i sistemi combinati vengono spesso venduti come garanzia di “acqua pura”. In realtà, funzionano solo se c’è un problema specifico da risolvere: odori, sapori anomali, presenza di cloro marcato o necessità particolari legate alla salute. Nelle case in cui l’acqua di rete è già buona, l’installazione di un depuratore non apporta benefici proporzionati al costo.

Altroconsumo segnala anche un effetto collaterale poco noto: alcuni sistemi, se mal calibrati o troppo spinti, possono ridurre eccessivamente i sali minerali dell’acqua, alterandone la composizione. Il risultato è un prodotto “più leggero” ma non necessariamente migliore, e che può richiedere manutenzione costosa e frequente per mantenere il dispositivo efficiente.

Acqua pubblica
Acqua pubblica (pexels) – Bagheriainfo

Addolcitori e calcare: il vero confine tra utilità e inganno

Il tema cambia quando si parla di addolcitori, pensati per ridurre la durezza dell’acqua e limitare la formazione di calcare. Qui la scelta ha senso solo dove l’acqua è realmente molto dura: in queste condizioni il calcare può incidere sulla durata degli elettrodomestici, delle tubazioni e delle caldaie. In presenza di queste situazioni, un addolcitore può prolungare la vita degli impianti e ridurre consumi e manutenzioni.

L’inganno ricorrente nasce quando l’addolcitore viene venduto come soluzione universale, anche in zone dove l’acqua ha valori di durezza normali e il calcare non rappresenta un vero problema. In questi casi si finisce per acquistare un impianto costoso, ingombrante e bisognoso di manutenzione periodica — sale, controlli tecnici, rigenerazioni — senza ottenere un beneficio proporzionato.

Altroconsumo invita quindi a partire da un dato semplice e oggettivo: la qualità dell’acqua che entra in casa, facilmente consultabile nel rapporto annuale del proprio gestore idrico. È da lì che si capisce se serve un depuratore mirato, se un addolcitore può essere utile o se, al contrario, si sta pagando per un servizio superfluo. In un mercato pieno di promesse e pressioni commerciali, conoscere questi criteri significa evitare spese inutili e scegliere solo ciò che migliora davvero la qualità dell’acqua e della vita domestica.