Se butti questo liquido nel lavandino rovini tutto: tubature distrutte e ripararle costa un sacco di soldi | Trucchi per riciclo e smaltimento
Scopri perché non gettare l’olio esausto nel lavandino e come trasformare un rifiuto pericoloso in risorsa preziosa per l’ambiente attraverso il riciclo.
Olio di frittura (Pexels) - Bagheriainfo
La frittura è una delle tecniche di cottura più amate nella tradizione culinaria italiana, capace di rendere appetitoso quasi ogni alimento. Tuttavia, una volta terminata la preparazione di patatine, pesce o verdure pastellate, ci si trova di fronte a un dilemma domestico comune: cosa fare dell’olio rimasto nella padella? Purtroppo, l’abitudine di versarlo direttamente nel lavandino o nel water è ancora diffusa, frutto spesso di una scarsa consapevolezza sui danni ambientali che questo gesto apparentemente innocuo può provocare. Smaltire correttamente l’olio vegetale esausto non è solo un obbligo civico, ma un passaggio fondamentale per tutelare i nostri ecosistemi e promuovere l’economia circolare.
I rischi dello smaltimento improprio: perché il lavandino è il nemico
Gettare l’olio di frittura negli scarichi domestici rappresenta uno degli errori più gravi che si possano commettere in cucina. Sebbene liquido, l’olio non è miscibile con l’acqua. Quando raggiunge le fognature, tende a solidificarsi e ad accumularsi, unendosi ad altri detriti per formare blocchi che possono ostruire le tubature, causando costosi danni alla rete idrica domestica e pubblica. Ma il danno infrastrutturale è solo la punta dell’iceberg.
Il vero disastro avviene quando quest’olio raggiunge le falde acquifere, i fiumi o il mare. L’olio vegetale esausto è altamente inquinante: basta un solo litro d’olio per rendere non potabile circa un milione di litri d’acqua, una quantità che corrisponde al consumo medio di un individuo per oltre dieci anni. Galleggiando sulla superficie dell’acqua, l’olio crea una pellicola impermeabile che impedisce l’ossigenazione, soffocando la flora e la fauna acquatica. Inoltre, quando l’olio raggiunge i depuratori, ne compromette il funzionamento, intasando i filtri e richiedendo processi di purificazione dell’acqua molto più complessi ed energivori, con un conseguente aumento dei costi in bolletta per tutti i cittadini.
Dalla padella al centro di raccolta: la procedura corretta
Smaltire l’olio esausto in modo corretto è un’operazione semplice che richiede solo un minimo di organizzazione. La prima regola fondamentale è la sicurezza: bisogna attendere che l’olio si sia completamente raffreddato prima di maneggiarlo, per evitare ustioni o la deformazione dei contenitori. Una volta freddo, è consigliabile filtrarlo grossolanamente, magari utilizzando un colino a maglie strette, per rimuovere i residui di cibo bruciati che potrebbero alterare la qualità del rifiuto.
L’olio va poi travasato in un contenitore idoneo. Non è necessario acquistare recipienti specifici: le comuni bottiglie di plastica vuote (come quelle dell’acqua o delle bibite) sono perfette per questo scopo, purché siano ben chiuse. Una volta riempita la bottiglia, questa non va gettata nella raccolta differenziata della plastica, né tantomeno nell’indifferenziato. Il contenitore va conferito presso le Isole Ecologiche comunali o nei punti di raccolta specifici spesso situati presso supermercati, distributori di benzina o scuole che aderiscono ai consorzi di recupero. È importante informarsi presso il proprio comune di residenza per individuare il punto di conferimento più vicino. Ricordiamo che stiamo parlando esclusivamente di oli alimentari (olio d’oliva, di semi, grassi animali come strutto o burro fuso) e non di oli minerali per motori, che seguono una filiera di smaltimento completamente diversa.
Una risorsa preziosa: la seconda vita dell’olio esausto
La motivazione più forte per smaltire correttamente l’olio di frittura risiede nel suo potenziale di rinascita. L’olio vegetale esausto, se recuperato correttamente, cessa di essere un rifiuto pericoloso e diventa una materia prima seconda di grande valore. Attraverso processi di rigenerazione industriale, questo scarto può essere trasformato in risorse utilissime, riducendo la necessità di materie prime vergini.
Il riutilizzo principale avviene nel settore energetico: l’olio trattato è la base per la produzione di biodiesel, un carburante vegetale a basso impatto ambientale che può essere miscelato al gasolio tradizionale, riducendo significativamente le emissioni di CO2 e particolato nell’atmosfera. Ma non finisce qui. L’olio riciclato trova applicazione anche nell’industria chimica per la produzione di saponi industriali, tensioattivi per detergenti, inchiostri, cere e lubrificanti per macchinari agricoli. In un’ottica di economia circolare, quel liquido dorato che ha fritto le nostre patatine può tornare a muovere i nostri autobus o a pulire le nostre strade, chiudendo un cerchio virtuoso che fa bene all’ambiente e all’economia.