NAVI STRAPIENE, PORTI AL LIMITE | Crociere 2025 da record a Palermo, Messina e Catania: chi incassa davvero coi 2 milioni di turisti
Crociera (Pexels) - bagheriainfo
Il boom delle crociere atteso per il 2025 promette quasi due milioni di passeggeri nei porti siciliani, ma dietro i numeri record emerge una domanda cruciale: chi beneficia davvero di questo fiume di visitatori?
Per Palermo, Messina e Catania il prossimo anno si profila come uno dei più intensi di sempre. Le compagnie hanno ampliato gli scali, le navi diventano sempre più grandi e i flussi turistici toccano picchi che mettono alla prova banchine, terminal e trasporti locali. L’immagine dei porti pieni è già familiare nei mesi estivi, ma il 2025 segna un salto di scala che potrebbe ridisegnare la stagione turistica dell’isola.
Le ricadute economiche, però, non seguono sempre la portata degli arrivi. Il nodo è capire quanto del valore generato rimanga effettivamente sul territorio e quali attori – tra portualità, trasporti, guide, bar, ristoranti, tassisti e negozi – riescano davvero a intercettare la spesa dei viaggiatori in transito. Una sfida che i porti siciliani affrontano mentre cercano di gestire, allo stesso tempo, l’impatto logistico delle navi sempre più affollate.
Porti al limite: dove si concentra il flusso e quali sono le criticità operative
A Palermo le giornate con più navi in contemporanea diventano ormai frequenti. L’area del terminal crocieristico deve gestire migliaia di passeggeri che sbarcano in poche ore, con flussi difficili da smaltire soprattutto nelle ore di punta. Le navette verso il centro storico si riempiono rapidamente, mentre i trasporti cittadini faticano a mantenere una cadenza regolare. Il risultato è una città che, in alcuni momenti, avverte chiaramente il peso del turismo di massa.
A Messina, invece, la vicinanza tra porto e centro facilita gli spostamenti, ma la città affronta lo stress delle escursioni organizzate verso Taormina e l’Etna. Le file di bus turistici riempiono gli snodi principali e incidono sulla viabilità quotidiana. A Catania, infine, l’espansione degli scali porta a una pressione costante sulle infrastrutture: dal controllo bagagli agli imbarchi, fino ai collegamenti verso il centro e l’aeroporto. La logistica diventa il vero banco di prova del 2025, mentre i porti cercano un equilibrio tra accoglienza e vivibilità.

Chi incassa davvero: la filiera corta e la concorrenza delle escursioni “chiuse”
I crocieristi generano una spesa significativa, ma non tutta ricade sulle economie locali. Una quota rilevante resta all’interno dei pacchetti venduti dalle compagnie: escursioni guidate, servizi di trasporto e visite strutturate che coinvolgono operatori selezionati e spesso contrattualizzati direttamente dalle multinazionali del settore. Questo meccanismo limita la distribuzione della ricchezza nei territori, lasciando poco spazio alle attività indipendenti.
Eppure, nelle città siciliane, molte microeconomie vivono proprio dei passeggeri che scelgono di muoversi in autonomia: bar, botteghe, souvenir, street food, taxi e Ncc. È lì che la ricaduta economica diventa più diretta, soprattutto nei giorni di grande afflusso. Il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta se i territori riusciranno a proporre itinerari brevi, esperienze locali e servizi integrati capaci di intercettare una quota maggiore di visitatori “liberi”. La sfida, per Palermo, Messina e Catania, è trattenere sul territorio una parte significativa del valore generato, trasformando il record di arrivi in un’opportunità concreta per chi vive e lavora attorno ai porti dell’isola.