Mozione di sfiducia al Presidente Schifani | Le opposizioni presentano e firmano il documento: terremoto nella Regione Siciliana

Renato Schifani

renato Schifani (Wiki) - Bagheriainfo

Un atto politico pesante: le forze di opposizione presentano una mozione di sfiducia al presidente della Regione siciliana, aperta anche ai deputati di maggioranza.

Un nuovo terremoto politico scuote la regione: all’Assemblea Regionale Siciliana le forze di opposizione – in particolare Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e il gruppo Controcorrente – hanno depositato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Renato Schifani. L’atto, che contiene quindici punti critici nei confronti del governo regionale, è stato definito «aperto» proprio perché invita anche deputati della maggioranza a sottoscrivere. Nei termini del documento, chi non firma «è complice» dell’esecutivo. Discutendo di bilanci, potere e responsabilità, la Sicilia potrebbe trovarsi a una svolta prima del previsto.

La mozione arriva a qualche settimana dall’approvazione della Finanziaria regionale e in un contesto segnato da tensioni: scandali in sanità, gestione contestata delle risorse pubbliche, e un governo regionale che viene accusato di scarso rigore. Le opposizioni hanno messo in campo una strategia precisa: con 23 firme già raccolte, cercano di arrivare ai 36 voti necessari per mettere in discussione la continuità del governo Schifani.

Dettagli e reazioni: la sfida oggi all’Ars

Il documento è stato presentato dopo un ritiro politico di due giorni tenutosi nei pressi di Palermo. Le opposizioni dichiarano di aver discusso intensamente della situazione politica, del ritardo e delle gestione della sanità, e della necessità di trasparenza. Il capogruppo Pd, Michele Catanzaro, ha dichiarato che «la nostra mozione parte in salita» ma è «aperta, con nessuna preclusione». Il numero di firme raccolte (23) conferma che manca ancora una parte decisiva, ossia deputati della maggioranza disposti a rompere gli indugi.

Anche il capogruppo M5S, Antonio De Luca, ha lanciato un appello: «Non fugga davanti alle responsabilità politiche». E ha aggiunto che questa mozione chiarirà «chi sta con questo governo e chi invece vuole ristabilire competenza». Il gruppo Controcorrente, guidato da Ismaele La Vardera, va più in profondità: «Non si pensi di discutere la mozione dopo la Finanziaria: va calendarizzata subito». In questo scenario, la pressione sulla maggioranza cresce ogni giorno.

Dal versante della maggioranza non arrivano ancora aperture nette: il governatore Schifani ha annunciato alcuni cambi assessoriali, ma le opposizioni replicano che «i posti di sottogoverno affidati alla Dc» restano un problema. Il senso politico è chiaro: se le firme arriveranno fino ai numeri richiesti, si aprirà una crisi che potrebbe portare a una verifica di governo o a elezioni anticipate.

 

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Sguardando oltre: scenari e implicazioni future

La mozione di sfiducia non è solo un colpo di scena istituzionale: indica che tra le file della maggioranza ci sono crepe tutt’altro che trascurabili. Se alcuni deputati decideranno di aderire all’appello, il governo Schifani rischia di essere messo alla prova in Aula e potrebbe trovarsi con numeri assai più fragili. Le prossime settimane saranno cruciali: dalla conferenza dei capigruppo all’eventuale calendario del voto, ogni passo avrà peso.

Se la sfiducia venisse messa al voto, l’esito potrebbe spianare la strada a un ricompattamento politico oppure a un’apertura che cambia gli equilibri regionali: la Sicilia potrebbe entrare in una fase elettorale anticipata o di grande ristrutturazione di governo. In questo contesto, sarà fondamentale osservare chi tra i deputati della maggioranza deciderà di firmare e come reagirà il governatore Schifani.