Garlasco | Impronte sulla villetta: spunta Marco Poggi | Cosa cambia davvero nell’inchiesta

delitto di garlasco

Delitto di Garlasco (Rainews) - Bagheriainfo

Gli accertamenti del perito nominato dal gip: due tracce leggibili all’esterno, una del fratello di Chiara e una di un carabiniere intervenuto nel 2007.

Nell’indagine riaperta sul delitto di Garlasco emerge un nuovo tassello: sulla porta del garage della villetta di via Pascoli è stata individuata un’impronta digitale riconducibile a Marco Poggi, fratello di Chiara. Un’altra impronta, trovata sulla porta d’ingresso, appartiene a un operatore dei carabinieri che intervenne nella casa il 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio. Il dato arriva dalle analisi del perito Giovanni Di Censo, incaricato nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli.

Il quadro che ne esce non ribalta le ricostruzioni, ma chiarisce alcuni aspetti tecnici sul materiale repertato all’epoca e riesaminato oggi. Secondo il perito, tra le numerose tracce raccolte nel 2007 soltanto due risultano davvero utili ai fini identificativi e si trovano entrambe all’esterno dell’abitazione. Il focus ora è capire che peso assegnare a queste impronte in un’istruttoria che, dopo tanti anni, ha riacceso l’attenzione pubblica e giudiziaria sul caso della giovane uccisa a 26 anni nel pavese.

Le analisi del perito: dove sono state trovate le impronte e cosa significano

Il lavoro di Di Censo è partito dai trenta fogli di acetato sui quali, all’epoca, erano state fissate circa cinquanta impronte. Quel materiale, dopo tentativi recenti di estrarre Dna, è andato distrutto, perché il campione ricavato non era sufficiente a fornire profili genetici affidabili. Si è quindi tornati alla dattiloscopia classica, cercando di leggere ciò che restava con metodi di confronto d’immagine e banca dati. Alla fine, due sole tracce hanno superato lo scrutinio di qualità: una sulla porta di ingresso, attribuita a un carabiniere presente nelle primissime ore dopo il delitto; l’altra sulla porta del garage, attribuita a Marco Poggi.

Parallelamente, il perito ha valutato le impronte sulla spazzatura repertata nella villetta: quelle leggibili sono risultate riconducibili a Chiara, in particolare su una confezione trasparente di cereali e sul sacchetto azzurro dei rifiuti. Dal punto di vista probatorio, si tratta di elementi coerenti con un uso domestico, privi di una valenza incriminante autonoma. Anche le due impronte esterne, prese singolarmente, non introducono di per sé una “pista” alternativa: la presenza di un familiare in aree accessibili della casa e di un operatore intervenuto per i rilievi è perfettamente compatibile con le dinamiche note. Il punto che le analisi chiariscono è dunque metodologico: tra il materiale storico molto eterogeneo, solo una minima parte è oggi leggibile e attribuibile con sicurezza.

 

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Gli scenari investigativi: effetti sul fascicolo e prossime mosse

Gli esiti depositati non aggiungono elementi a sostegno dell’ipotesi che il nuovo indagato, Andrea Sempio, possa essere l’autore, eventualmente insieme ad altre persone. È la stessa relazione tecnica a sottolineare che, allo stato, le nuove letture non scalfiscono le ricostruzioni consolidate di 18 anni fa. Sullo sfondo resta la storia giudiziaria del caso: l’omicidio del 2007 ha portato alla condanna definitiva, nel 2017, dell’allora fidanzato di Chiara, Alberto Stasi. Nel 2025 è stata aperta una nuova inchiesta con ulteriori accertamenti su Dna, oggetti sequestrati e impronte, e con il conferimento di incarichi peritali in incidente probatorio per cristallizzare gli esiti tecnici.

La domanda ora è come questi riscontri saranno integrati nel fascicolo. Da un lato potranno servire a chiudere alcuni “punti aperti” sulla tracciabilità delle impronte esterne; dall’altro confermano che i reperti dattiloscopici utili sono pochissimi e che molte piste suggestive non trovano conferma scientifica. Le difese e le parti offese valuteranno se chiedere nuovi approfondimenti, ma il perimetro tracciato dal perito indica che le impronte oggi leggibili raccontano situazioni spiegabili: un accesso operativo delle forze dell’ordine e il contatto di un familiare sulle superfici esterne della casa.

In prospettiva, il lavoro del tribunale si concentrerà sulla tenuta generale dell’ipotesi accusatoria e sulla qualità delle prove residue, tenendo conto del tempo trascorso e dell’usura dei reperti. A livello pubblico, l’effetto più concreto di questa notizia è un riequilibrio del racconto: meno aspettative su “svolte” a sorpresa e più attenzione ai limiti oggettivi che le scienze forensi incontrano quando si rianalizzano tracce di tanti anni fa. È un messaggio che non chiude le porte a ulteriori verifiche, ma che invita a misurare con cautela l’impatto di ogni nuovo tassello. Per i familiari, per la comunità e per chi segue il caso da anni, resta la necessità di un percorso chiaro e trasparente, in cui ogni dato venga pesato per ciò che realmente dimostra.