Né Cannavacciuolo né Cracco: è lui lo chef più ricco d’Italia | Sembra sconosciuto ma gestisce un impero gastronomico 100% italiano

Cracco e Cannavacciuolo

Cracco e cannavacciuolo (Witty Tv) - Bagheriainfo

Altro che star dei talent: secondo i dati 2023 il primato economico nella ristorazione italiana appartiene ai Fratelli Cerea e al loro universo Da Vittorio, un gruppo da 87 milioni di euro di fatturato

Nell’immaginario di molti, il titolo di chef più ricco d’Italia dovrebbe giocarsi tra i volti più noti della TV: Antonino Cannavacciuolo, Massimo Bottura, e gli altri protagonisti dei talent culinari e delle campagne pubblicitarie. In realtà, i numeri raccontano una storia diversa. L’impero gastronomico più solido del Paese non appartiene a chi passa le serate sotto i riflettori, ma a chi ha scelto un profilo più discreto e una strategia imprenditoriale costruita passo dopo passo, lontano dai reality e più vicina ai bilanci aziendali.

Negli ultimi anni il mestiere dello chef è cambiato profondamente. Non basta più guidare una cucina stellata e firmare piatti creativi: oggi chi vuole dominare la scena deve pensarsi come imprenditore, progettare marchi, strutturare aziende, diversificare attività. Il successo non si misura solo in coperti o stelle, ma in fatturato, società controllate, presidi nel mondo. In questo scenario, accanto alle celebrity televisive, si sono affermati cuochi-manager capaci di costruire veri gruppi industriali del gusto, con ristoranti, pasticcerie, catering di alta gamma, e-commerce e linee di prodotti a scaffale.

Da Vittorio, dai fornelli all’impero: come i Fratelli Cerea hanno superato tutti

Secondo i dati relativi al 2023, riportati da lacucinaitaliana.it, il vertice di questa speciale classifica è occupato dai Fratelli Cerea, alla guida del marchio “Da Vittorio”. Il loro gruppo ha fatto registrare un fatturato di 87 milioni di euro, in crescita rispetto ai già considerevoli 67 milioni del 2022. Una progressione che racconta molto più di una semplice “buona annata”: descrive un modello che funziona, si consolida e si espande, in Italia e all’estero.

Il celebre ristorante di Brusaporto, nella provincia di Bergamo, è solo il centro simbolico di un sistema ben più articolato. Attorno a quella tavola, punto di riferimento dell’alta cucina italiana, i Cerea hanno costruito una galassia di attività: ristoranti a Milano, presidi a Portofino, aperture fino a Shanghai, una storica pasticceria di famiglia come Cavour1880, una linea di dolci a marchio Elisenda creata per Esselunga, un e-shop per portare i loro prodotti nelle case dei clienti e un servizio di catering tra i più richiesti al mondo per eventi di altissima fascia.

Il tratto distintivo del progetto Da Vittorio è la capacità di unire radici e visione globale. Da un lato resta fortissimo il legame con il territorio bergamasco e con la tradizione di famiglia; dall’altro, il marchio si muove con naturalezza sulle rotte internazionali, portando l’idea di cucina italiana contemporanea in contesti di lusso e mercati lontani. Non si tratta di una semplice “catena” di ristoranti, ma di un sistema integrato in cui ogni nuova apertura, ogni linea di prodotto e ogni collaborazione rafforza il brand complessivo.

A differenza di molti colleghi diventati protagonisti di format televisivi, i Cerea hanno scelto una strada più silenziosa, concentrata sul lavoro in cucina e sulla costruzione dell’impresa. Pochi show, zero sovraesposizione mediatica, molta attenzione alla coerenza dell’esperienza offerta al cliente, sia che si sieda al tavolo di Brusaporto, acquisti un dolce Elisenda al supermercato o partecipi a un evento firmato Da Vittorio in un’altra parte del mondo. Il risultato è un gruppo che, pur non essendo il più “chiacchierato” sui social, domina le classifiche economiche del settore.

Il loro caso dimostra anche come la vera forza di uno chef-imprenditore oggi sia la diversificazione. Nessuno dei top player della ristorazione italiana si limita più a un unico ristorante: il valore sta nella capacità di costruire più format, modulare l’offerta dal super lusso alla pasticceria quotidiana, passare dal tavolo stellato al prodotto confezionato senza perdere identità. In questo gioco complesso, i Cerea hanno saputo muoversi con lucidità, trasformando il cognome di famiglia in un marchio riconosciuto e ricercato.

Chef, brand e futuro della ristorazione: cosa insegna il modello Cerea

L’ascesa dei Fratelli Cerea e del loro mondo Da Vittorio racconta molto anche del futuro della ristorazione. Lo chef del domani non è solo un grande tecnico dei fornelli, ma un costruttore di ecosistemi: deve saper gestire squadre numerose, dialogare con partner industriali, capire il linguaggio del retail, dei social, degli eventi di alto profilo. In questo contesto, chi riesce a mantenere un equilibrio tra qualità e scalabilità è destinato a durare più a lungo.

Il modello Cerea indica una via precisa: espandersi senza snaturarsi. Aprire ristoranti in città diverse, presidiare segmenti differenti del mercato, proporre prodotti per la grande distribuzione, ma conservare una linea gastronomica riconoscibile, un servizio accurato, un’immagine coerente. È una strategia che richiede continuità, investimenti, formazione costante del personale, e che si basa su una reputazione costruita nel tempo.

Per i giovani cuochi che sognano una carriera ai massimi livelli, la storia dei Cerea è un promemoria importante: la visibilità mediatica può accelerare il successo, ma non lo garantisce. Spesso è dietro le quinte, tra contratti, società, bilanci e nuove aperture, che si gioca la partita decisiva. Lo chef più ricco d’Italia, oggi, è qualcuno che molti appassionati non saprebbero indicare al volo, ma che ha saputo leggere prima di altri la trasformazione del settore.

In un contesto in cui la cucina italiana è sempre più riconosciuta come patrimonio culturale e industriale, realtà come Da Vittorio dimostrano che è possibile coniugare alta gastronomia e solidità economica, tradizione e innovazione, radici locali e vocazione internazionale. E ricordano che, spesso, i veri dominatori della scena non sono quelli che vediamo più spesso in TV, ma quelli che, lontano dai riflettori, hanno imparato a far lavorare in armonia fornelli, numeri e visione imprenditoriale.