ADDIO ONLY FANS | È arrivata la tassa “etica” che distrugge tutto e tutti: dovranno pagare un sacco di soldi allo Stato

Introdotta una nuova imposta extra del 25% sul settore dell’intrattenimento per adulti. Ecco i dettagli sulla cosiddetta ‘tassa etica’, l’impatto sui guadagni milionari di OnlyFans e il chiarimento su chi dovrà realmente pagarla.

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Influencer (Pexels) - Bagheriainfo

Il mondo dell’intrattenimento digitale per adulti è in fermento a seguito delle recenti notizie che confermano l’arrivo di una misura fiscale destinata a cambiare radicalmente gli equilibri economici del settore. Negli ultimi giorni di novembre e i primi di dicembre 2025, l’attenzione mediatica si è concentrata sulla cosiddetta “tassa etica”, un provvedimento che rischia di mettere un freno ai guadagni, spesso milionari, che hanno caratterizzato l’ascesa di piattaforme come OnlyFans. Le testate nazionali e i portali di informazione stanno analizzando i dettagli di questa imposta extra, cercando di fare chiarezza su un punto fondamentale: chi sarà il soggetto tenuto effettivamente al versamento del tributo?

Una stangata del 25%: cos’è la tassa etica

Il cuore della notizia, riportata da fonti autorevoli come Il Messaggero e Today.it, risiede nell’aliquota della nuova imposta: un prelievo extra del 25%. Questa misura è stata ribattezzata “tassa etica” e si configura come un intervento mirato a colpire i proventi derivanti dalla produzione e distribuzione di contenuti per adulti online. Non si tratta di un adeguamento marginale, ma di una vera e propria imposta addizionale che va a sommarsi alla pressione fiscale già esistente.

L’introduzione di questa aliquota solleva interrogativi immediati sulla sostenibilità dei modelli di business attuali. L’espressione “stop ai guadagni milionari”, utilizzata in diverse analisi recenti, suggerisce che l’obiettivo o comunque l’effetto collaterale della norma sia quello di ridimensionare drasticamente i margini di profitto netti in un settore che, negli ultimi anni, ha visto una crescita esponenziale. L’idea di una tassazione “etica” sottintende una volontà legislativa di regolamentare un flusso di denaro enorme, spesso percepito come sfuggente alle maglie del fisco tradizionale, imponendo un contributo di solidarietà o disincentivazione pari a un quarto del valore generato.

OnlyFans e i Creator nel mirino

Sebbene la norma riguardi il macro-settore del porno e dell’intrattenimento per adulti, il nome che ricorre con maggiore insistenza nelle cronache è quello di OnlyFans. La piattaforma, divenuta simbolo della creator economy legata ai contenuti espliciti, rappresenta il bersaglio più visibile di questa manovra. Come evidenziato dagli articoli di riferimento, la tassa colpisce direttamente l’ecosistema dei creator, ovvero coloro che producono i contenuti e che, fino ad oggi, hanno potuto godere di flussi di reddito talvolta eccezionali.

La preoccupazione principale riguarda l’impatto reale sui guadagni. Se fino a ieri le cifre a sei zeri erano un traguardo raggiungibile per i top creator, l’erosione del 25% alla fonte o sui ricavi potrebbe ridefinire la convenienza stessa dell’attività per molti operatori, o costringere a un aumento dei prezzi per l’utente finale. Il riferimento allo “stop ai guadagni milionari” non è quindi solo un titolo sensazionalistico, ma la fotografia di un possibile scenario economico in cui la redditività della piattaforma viene messa a dura prova da un prelievo fiscale di proporzioni rilevanti.

 

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Il chiarimento necessario: chi deve pagare davvero?

Nonostante la chiarezza sull’aliquota del 25%, regna ancora una certa confusione, o quantomeno la necessità di precisazioni tecniche, su chi sia il soggetto passivo dell’imposta. Come riportato da Zazoom Social News e altre fonti, il punto nodale è capire “chi la deve pagare davvero”. La domanda non è banale: l’imposta extra graverà direttamente sulle piattaforme che ospitano i contenuti, le quali poi potrebbero rivalersi sui creator trattenendo una percentuale maggiore, oppure sarà un onere fiscale che il singolo creatore di contenuti dovrà versare autonomamente in sede di dichiarazione dei redditi?

Il dibattito verte proprio su questo meccanismo di applicazione. Se la tassa colpisse la piattaforma, OnlyFans e simili potrebbero agire da sostituti d’imposta, decurtando automaticamente il 25% dai bonifici inviati ai creator. Se invece l’onere ricadesse direttamente sul produttore del contenuto, si aprirebbe uno scenario complesso di gestione fiscale individuale per migliaia di persone. Le ultime notizie suggeriscono che è in corso un necessario chiarimento normativo per stabilire le responsabilità e le modalità di versamento, un dettaglio tecnico che farà tutta la differenza per le tasche di chi lavora nel settore.