Reddito alimentare 2025: fai la spesa gratis se hai questo ISEE | È necessario farsi mettere in lista dal comune, ecco come
Carrello della spesa - Bagheriainfo
Nel 2025 il Reddito alimentare entra nella fase operativa nelle città pilota: spesa gratis con il cibo invenduto dei supermercati, ma senza seguire i bandi comunali si resta esclusi anche con ISEE pari a zero.
L’idea è semplice quanto rivoluzionaria: invece di finire in pattumiera, una parte del cibo invenduto della grande distribuzione viene recuperato e messo a disposizione delle famiglie in maggiore difficoltà economica. Il Reddito alimentare, misura sperimentale sostenuta a livello nazionale e richiamata dal Ministero del Lavoro, si traduce in “spese gratuite” presso punti di distribuzione dedicati o attraverso sistemi di prenotazione digitale. Un tassello che affianca le tradizionali misure di contrasto alla povertà, concentrandosi sul bisogno più essenziale: riempire il frigorifero.
La sperimentazione coinvolge solo alcune aree del Paese, scelte come città pilota. Qui i Comuni pubblicano bandi per individuare gli enti del terzo settore che gestiranno la logistica: raccolta del cibo ancora idoneo, stoccaggio, preparazione dei pacchi e consegna o ritiro da parte dei beneficiari. Non è un “bonus automatico” che arriva da solo, ma un’opportunità che va intercettata leggendo con attenzione gli avvisi comunali e presentando domanda nei tempi giusti.
Come funziona il Reddito alimentare e cosa cambia per le famiglie nel 2025
Al centro del meccanismo c’è l’idea di un “diritto alla spesa” costruito sul recupero degli invenduti. Supermercati, negozi e catene che aderiscono mettono a disposizione prodotti ancora perfettamente consumabili, ma che non possono più essere venduti per motivi legati alla logistica o alle scadenze ravvicinate. Gli enti selezionati dal Comune organizzano il materiale e lo distribuiscono a famiglie individuate in base a requisiti economici, spesso legati all’ISEE e alla residenza.
In alcune città il sistema prevede la prenotazione tramite app o piattaforme dedicate, con fasce orarie precise per il ritiro; in altre, vengono fissate giornate di distribuzione in punti di raccolta concordati. Il valore della spesa mensile può cambiare da Comune a Comune, ma l’obiettivo resta lo stesso: garantire un sostegno alimentare stabile alle persone in maggiore difficoltà, riducendo allo stesso tempo lo spreco di cibo lungo la filiera.

Bandi comunali, requisiti e l’errore che azzera il diritto alla spesa
Il Reddito alimentare non viene erogato d’ufficio: serve una domanda formale in risposta ai bandi pubblicati sui siti istituzionali dei Comuni o delle Regioni coinvolte. È qui che si gioca la vera selezione: possono essere richiesti ISEE al di sotto di una soglia, residenza nel territorio comunale, presenza di minori o di condizioni di particolare fragilità. Senza presentare la richiesta, però, il diritto resta solo sulla carta. Anche chi ha ISEE pari a zero rischia di restare fuori se non intercetta in tempo l’avviso pubblico.
L’errore più frequente è pensare che il Reddito alimentare funzioni come altri strumenti “automatici” collegati all’INPS. In realtà il ruolo dei Comuni è decisivo: sono loro a pubblicare i bandi, definire graduatorie, comunicare modalità e luoghi della distribuzione. Ignorare il sito comunale, gli sportelli sociali o le comunicazioni ufficiali significa, di fatto, rinunciare alla spesa gratuita. Per chi vive in una delle città pilota, il passo concreto è uno solo: verificare se il proprio Comune ha aderito, leggere il bando, preparare ISEE e documenti e presentare domanda nei tempi indicati. Solo così il Reddito alimentare diventa reale, trasformandosi da sigla tecnica in buste piene di cibo sulla tavola di chi ne ha più bisogno.