Pellet che scalda sul serio | Se sull’etichetta c’è questo codice sei a posto: il metodo A1

Pellet

Pellet (Pexels) - bagheriainfo

Altroconsumo mette sotto la lente i pellet più venduti e ricorda che riconoscere la vera qualità A1 non è questione di marca, ma di certificazioni, residui e alcune indicazioni sul sacco che molti ignorano.

Con l’arrivo dell’inverno, il pellet torna protagonista nelle case riscaldate da stufe e caldaie dedicate. Ma non tutti i sacchi sono uguali: qualità scadente significa meno calore, più cenere, consumi più alti e, in alcuni casi, persino il rischio di danneggiare l’impianto. Per questo Altroconsumo ha confrontato prodotti diversi, verificando potere calorifico, umidità, residui e conformità alle certificazioni europee.

I risultati mostrano differenze significative anche tra pellet che, sugli scaffali, sembrano identici. Alcuni offrono un’ottima resa termica, altri bruciano troppo in fretta o lasciano una quantità eccessiva di cenere. Il punto chiave è la certificazione ENplus A1, che garantisce standard elevati e costanti, ma va riconosciuta nel modo corretto per evitare imitazioni o marchi usati in modo ambiguo.

ENplus A1: la certificazione che fa la differenza e come leggerla davvero

La classificazione A1 individua il pellet di qualità più alta secondo le norme europee: basso livello di ceneri, ottimo potere calorifico, umidità contenuta e assenza di additivi. Tuttavia, molti consumatori si fermano al simbolo stampato sul sacco senza controllare gli elementi che ne confermano la validità.

Altroconsumo ricorda che sul sacco devono comparire non solo il marchio ENplus, ma anche il codice identificativo del produttore o del distributore certificato. Se manca il codice, la certificazione non è verificabile e il pellet potrebbe non rispettare gli standard promessi. I prodotti realmente certificati riportano inoltre l’origine del legno, utile per orientarsi tra filiere più o meno trasparenti.

Il trucco in sacco: odore, colore e residui che parlano più dell’etichetta

Oltre alle certificazioni, esistono indizi pratici che aiutano a capire la qualità del pellet. Aprendo un sacco, il primo segnale è l’odore: un profumo naturale di legno è positivo, mentre note chimiche o troppo pungenti possono indicare trattamenti non dichiarati. Anche il colore dice molto: il pellet A1 tende a essere chiaro e uniforme, indice di legni non contaminati e lavorati correttamente.

Infine, il residuo sul fondo del sacco è decisivo. Un pellet buono lascia pochissima polvere: se il sacco contiene troppi frammenti, significa minor resa e una combustione più sporca. È proprio questo il “trucco in sacco” che Altroconsumo invita a controllare sempre: pochi secondi di attenzione permettono di evitare prodotti scadenti che consumano più del necessario. Scegliere un pellet A1 autentico significa più calore, meno manutenzione e un inverno davvero più efficiente.