Pacchi online e shopping 2026: spunta un’altra tassa da 2€ sui piccoli ordini | Addio Shein e Temu

Pacchi ordini online

Pacchi ordini online (pexels) - bagheriainfo

Nella Manovra 2026 arriva un emendamento che introduce una tassa da 2 euro su ogni ordine di piccolo importo: una misura che potrebbe trasformare le consegne online in una spesa più pesante per milioni di consumatori.

Gli acquisti online sono diventati ormai parte della quotidianità. Tra promozioni, spedizioni rapide e piattaforme sempre più efficienti, il carrello digitale è spesso la scelta più comoda anche per gli oggetti più economici. Ma proprio questa abitudine sarebbe finita nel mirino della nuova Manovra, che introduce una tassa fissa sui pacchi di basso valore con l’obiettivo dichiarato di compensare costi ambientali e logistici legati all’eccesso di micro-spedizioni.

L’idea di fondo è scoraggiare gli ordini troppo frammentati che moltiplicano consegne, emissioni e traffico nei centri urbani. Per i consumatori, però, la misura rischia di diventare una stangata nascosta, perché si applicherebbe anche agli acquisti più piccoli: cosmetici low cost, accessori, piccoli utensili, libri economici e prodotti da pochi euro che oggi arrivano senza costi aggiuntivi grazie a spedizioni cumulative o abbonamenti premium.

Come funzionerebbe la tassa da 2 euro e quali ordini verrebbero colpiti

L’emendamento prevede un contributo fisso per ogni pacco sotto una soglia di valore prestabilita, ancora oggetto di definizione. In pratica, se un ordine non supera quel limite, la piattaforma di e-commerce dovrebbe applicare automaticamente un extra di 2 euro al momento del checkout. Non si tratta di una tassa sul prodotto ma sulla spedizione del singolo ordine, il che significa che lo stesso importo verrebbe applicato sia a un articolo da 3 euro sia a uno da 15.

L’effetto diretto sarebbe la spinta a concentrare più acquisti in un unico carrello per evitare la micro-tassa. Un comportamento che molti utenti già adottano, ma che diventerebbe quasi obbligatorio per non pagare di più. Questo potrebbe ridurre drasticamente i piccoli ordini “impulsivi”, cambiando l’equilibrio economico delle piattaforme e incidendo soprattutto sui venditori che vivono di prodotti a basso margine.

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Corriere (Pexels) – Bagheriainfo

Chi rischia di più e come cambierebbero le abitudini di acquisto

Se la norma venisse approvata, i primi a subirne l’impatto sarebbero i consumatori abituati a ordinare oggetti di valore ridotto, spesso proprio quelli che beneficiano del prezzo più conveniente online rispetto ai negozi fisici. Per famiglie e studenti, l’aumento sarebbe evidente: su dieci piccoli ordini al mese, la spesa extra salirebbe automaticamente di 20 euro.

Le piattaforme di e-commerce potrebbero reagire rimodulando soglie di spedizione gratuita, nuovi abbonamenti o strategie di consegna condivisa. Ma nel frattempo il consumatore dovrà rivedere le proprie abitudini. La nuova tassa trasformerebbe il “piccolo ordine comodo” in un lusso che conviene molto meno, spingendo a pianificare acquisti più grandi e più rari. Un cambio di paradigma che ridurrebbe il volume di consegne frammentate, ma che potrebbe anche frenare il mercato online se non accompagnato da alternative vantaggiose.