Dado per il brodo | Ingredienti e sale spiegati bene: quale comprare per non farsi male alla salute
Dado da cucina (Wiki) - Bagheriainfo
Altroconsumo analizza i dadi da cucina più diffusi e mette in luce differenze notevoli tra ingredienti, percentuali di sale e trasparenza delle etichette: ciò che sembra un prodotto semplice spesso nasconde molto di più.
Il dado da cucina è uno di quegli ingredienti che finiscono facilmente nel carrello, soprattutto quando si cercano soluzioni veloci per dare sapore a brodi, zuppe e sughi. Ma la sua apparente semplicità può trarre in inganno. Dietro un cubetto apparentemente innocuo, infatti, possono nascondersi scelte industriali molto diverse, che incidono sulla qualità reale del prodotto e sul suo impatto sulla salute. Per questo Altroconsumo ha messo a confronto decine di marche, analizzando non solo il gusto ma soprattutto la composizione.
Le differenze emerse sono più marcate di quanto molti consumatori immaginino. Percentuali di sale che esplodono, ingredienti sostitutivi, verdure presenti in quantità minime e aromi che sopperiscono alla scarsa materia prima. L’etichetta resta l’unico vero strumento per orientarsi, ma non sempre è intuitiva e, in alcuni casi, può mettere in secondo piano informazioni decisive.
Sale, aromi e verdure: ciò che Altroconsumo ha trovato nei dadi più comprati
Dalle analisi emerge che la maggior parte dei dadi contiene una quota di sale molto alta. In alcuni prodotti, questa percentuale rappresenta la parte predominante del cubetto, con conseguenze dirette sul bilanciamento del piatto finale. Per questo leggere la lista degli ingredienti diventa fondamentale: il sale compare quasi sempre al primo posto, seguito da grassi vegetali, estratti di lievito, aromi e piccole percentuali di verdure.
Altroconsumo sottolinea inoltre che le diciture “con verdure” o “con carne” possono essere fuorvianti se non si controllano le quantità effettive. In molti casi, questi ingredienti sono presenti in percentuali molto ridotte, sufficienti a conferire sapore ma lontane dall’idea di un prodotto ricco o genuino. Gli aromi, spesso naturali ma non sempre indicati con precisione, hanno un ruolo centrale nel definire il profilo gustativo del dado.
La scelta giusta a tavola: l’etichetta da leggere e l’errore che rovina i piatti
Quando si usa il dado, l’errore più frequente è aggiungerlo senza tenere conto del sale già presente negli altri ingredienti della ricetta. Questo porta a piatti troppo sapidi e a un consumo di sodio che, nel lungo periodo, può diventare eccessivo. Per evitarlo, Altroconsumo consiglia di preferire i prodotti a ridotto contenuto di sale, che permettono una gestione più equilibrata del gusto.
La scelta ideale parte sempre dall’etichetta: più la lista è breve e chiara, maggiore è la trasparenza del produttore. Meglio privilegiare dadi con percentuali più alte di verdure reali e meno aromi aggiunti, perché rendono più naturale il risultato finale. Un cubetto aggiunto “a caso” può dominare il gusto del piatto; usarlo con consapevolezza, invece, significa ottenere un brodo più equilibrato e valorizzare davvero gli ingredienti della ricetta. Con un po’ di attenzione, il dado torna a essere un alleato in cucina senza trasformarsi in una scorciatoia che penalizza sapori e salute.