La colazione dei siciliani a novembre | Muffuletta con olio nuovo, acciughe e caciocavallo: il morso che scalda i ricordi
Muffuletta siciliana (La Gazzetta del gusto) - bagheriainfo
In Sicilia il 2 novembre, giorno dei defunti, inizia con un profumo inconfondibile: quello della muffuletta appena sfornata, condita con olio nuovo, acciughe, origano e formaggio. Una colazione che è rito, memoria e appartenenza.
La “muffuletta” non è solo un pane, ma una parola che racconta una storia antica di gesti e sapori. Morbida dentro e croccante fuori, è la protagonista della mattina del 2 novembre in molte città e paesi siciliani, da Palermo a Caltanissetta, da Agrigento a Ragusa. Secondo la tradizione, si prepara o si acquista all’alba, quando ancora l’aria è fresca e i forni profumano di lievito e sesamo. Si taglia a metà e si condisce con olio extravergine d’oliva appena molito, le prime acciughe salate della stagione, fettine di caciocavallo e una spolverata di origano.
Il gesto ha il valore di un omaggio: nutrire la memoria attraverso il gusto. La colazione dei defunti, infatti, è un momento di condivisione che unisce vivi e assenti, dove il cibo diventa linguaggio affettivo. Non a caso, insieme alla muffuletta, compaiono dolci come i “pupi di zucchero” e le “ossa dei morti”, simboli di un legame che supera il tempo. Nelle case e nelle piazze, la festa assume il tono dolce e malinconico di chi celebra la vita ricordando chi non c’è più.
Un pane che profuma di storia e di identità
La muffuletta affonda le sue radici nella cultura contadina. Il termine deriva probabilmente dall’arabo “mufflet”, che indicava un pane morbido e aromatico. Ogni zona della Sicilia ha la sua variante: più grande e soffice a Palermo, più compatta e profumata a Caltanissetta, a volte con semi di finocchio o con farina integrale. Ma ovunque è simbolo di ospitalità e rinascita. Il pane appena cotto si unge con l’olio nuovo, emblema del raccolto autunnale e della continuità, e si arricchisce con ingredienti semplici ma intensi, frutto della sapienza contadina.
In molte famiglie, la preparazione diventa un rito collettivo. Le madri scaldano il pane, i figli lo tagliano, i nonni scelgono l’olio migliore, appena uscito dal frantoio. Il profumo invade la cucina e il cortile, creando un’atmosfera sospesa tra sacro e quotidiano. È in quel momento che il cibo smette di essere nutrimento e diventa racconto: un modo per trasmettere ai più giovani la consapevolezza delle proprie radici, attraverso il gusto pieno e schietto della terra di Sicilia.
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Il 2 novembre a tavola: un legame che non si spezza
Il giorno dei defunti, nell’isola, non è una ricorrenza triste ma una celebrazione della continuità. Dopo la visita al cimitero, le famiglie si riuniscono a casa per condividere i piatti della memoria. La muffuletta apre la giornata e segna il confine tra il raccoglimento e la vita che continua. In alcune zone, viene accompagnata da un bicchiere di vino novello, in altre da olive schiacciate o capperi di Pantelleria. È un pasto povero eppure ricchissimo, capace di raccontare secoli di abitudini e di affetti.
Oggi la tradizione resiste e si rinnova: panifici e gastronomie propongono la muffuletta anche nei giorni precedenti, con varianti gourmet e oli d’eccellenza. Ma il senso resta lo stesso: portare in tavola un pane che unisce passato e presente, memoria e piacere. Ogni morso è un ritorno alle origini, un dialogo silenzioso con chi ci ha preceduto. Così, ogni 2 novembre, la Sicilia si sveglia con l’odore del pane caldo e dell’olio fresco, ricordando che la vita – come la muffuletta – è più buona quando si condivide, lentamente, con cuore e gratitudine.