In una abitazione di via Noto, in pieno centro storico, perfettamente ristrutturata e arredata è stata inaugurata sabato scorso la che servirà per l’accoglienza di persone sfrattate che vivono in strada, all’interno della cappella dell’adorazione in corso Butera o all’interno delle automobili come due persone che già durante il lockdown hanno trovato ospitalità all’interno dell’abitazione. La casa è stata rimessa a nuovo grazie alle donazioni dei fedeli e alla collaborazione dei volontari e potrà ospitare fino a 7 persone. “Nelle pareti di questa casa ci sono le impronte delle mani dei volontari, di tante persone anonime – ha detto che hanno svolto servizio presso la Caritas parrocchiale e soprattutto le impronte profonde di morta a 49 anni, a cui la comunità è legata saremo sempre grati per la spinta che ha dato alla Caritas”. Il suo nome rimarrà impresso nella lapide posta all’interno dell’abitazione che è stata scoperta dall’arcivescovo, mons. alla presenza del marito Franco e dei figli Angela, Annamaria e don Giuseppe. “La carità è il cuore di una comunità e di colui che porta il nome di Cristo – ha affermato mons. Lorefice –. Ringrazio i volontari che hanno saputo discernere come il corpo del Signore è nella carne del fratello bisognoso affrontando le fragilità soprattutto di chi non ha un bene proprio”.